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Il Centro Cefalee di Pontedera, presente nell’ambito dell’unità operativa di Neurologia della Valdera, diretta dal dottor Renato Galli, con sede nel presidio ospedaliero “Lotti” di Pontedera, è tra le strutture di riferimento, a livello nazionale, che hanno aderito al progetto di una prima mappatura dei centri cefalee con percorsi al femminile promosso dalla Fondazione Onda.
Il servizio, di cui è responsabile la dottoressa Maria Rosaria Maluccio, segue attualmente oltre 400 pazienti, dei quali circa il 90% è di sesso femminile in età riproduttiva con diverse forme di emicrania, per le quali vengono applicati sia protocolli terapeutici tradizionali che innovativi, fino alle più moderne terapie con anticorpi monoclonali.
Nei giorni scorsi a Milano, nello “Spazio Leonardo”, si è svolta un’iniziativa promossa proprio dalla Fondazione Onda – Osservatorio Nazionale Sulla Salute della Donna e di Genere e patrocinata dalle principali società scientifiche e associazioni di pazienti italiane dedicate alla gestione dell’emicrania, nel corso della quale sono stati presentati i 143 Centri Cefalee su tutto il territorio nazionale che hanno aderito a questo importante progetto di mappatura delle strutture che al loro interno offrono percorsi e servizi dedicati alla gestione dell’emicrania nelle diverse fasi di vita della donna.
A ogni rappresentante di centri aderenti all’iniziativa è stata inoltre consegnata una targa di riconoscimento per l’impegno dimostrato in questo ambito.
Questo progetto nasce come risposta a uno scenario epidemiologico che vede l’emicrania fortemente caratterizzata in quanto patologia di genere, riguardando principalmente le donne in età giovane-adulta, che sviluppano forme più severe rispetto agli uomini, manifestando livelli più elevati di disabilità e un maggior numero di comorbilità.
Sono i numeri a dirlo: 6 milioni di persone che soffrono di emicrania in Italia e, di queste, ben 4 milioni sono donne. La letteratura stima una prevalenza dell’emicrania pari al 14 per cento della popolazione mondiale, ma se ci si focalizza nel periodo compreso tra pubertà e menopausa, circa il 27 per cento delle donne ne risulta affetto.
Nella donna questa patologia raggiunge il massimo della sua prevalenza nella quarta e quinta decade di vita, incidendo negativamente nel periodo di maggiore produttività lavorativa e sociale, manifestando il massimo della disabilità dopo il puerperio e l’allattamento.