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L’assessore alle politiche socioeducative e scolastiche del Comune di Pisa, Sandra Munno, risponde all’intervento a firma dei consiglieri comunali Picchi, Auletta, Amore in merito alle rette degli asili nido comunali.
«Francamente sono molto dispiaciuta che venga usato un tema sensibile e importante come il servizio comunale degli asili nido per attaccare politicamente questa Amministrazione comunale. Va bene che la politica sta entrando in campagna elettorale ma i consiglieri di minoranza firmatari del comunicato stampa avrebbero potuto trovare altre tematiche per polemizzare oppure semplicemente chiedere spiegazioni direttamente agli uffici. Ma va bene così. E poiché a proposito del servizio parlano di “confusione che regna sovrana” proverò a fare chiarezza a beneficio dei cittadini.
Come senz’altro sanno le famiglie che hanno avuto i loro bambini al servizio nido, dal 2016 è in vigore il “Bonus Nido” di INPS che, a seconda delle fasce ISEE familiari, rimborsa un certa cifra fino a un massimo di 3.000 euro annui. A questo rimborso si aggiungono le risorse del Ministero dell’Istruzione del “Piano di Azione Nazionale per la promozione del sistema integrato dei servizi di educazione e istruzione”, a sostegno della domanda dei servizi per la prima infanzia.
L’Amministrazione comunale, infatti, anche per le annualità 2021 e 2022 ha destinato i contributi del Fondo nazionale per il sistema integrato dei servizi educazione e istruzione 0/6 per ottenere l’azzeramento delle rette dei servizi alla prima infanzia comunali a gestione diretta e indiretta, per le famiglie con reddito ISEE fino a 40mila euro, riproponendo la formula già adottata negli anni scorsi, tenuto conto cioè del “Bonus Nido” dell’Inps, che spetta a tutte le famiglie che ne facciano richiesta.
Il Comune di Pisa può destinare le risorse del Ministero per diverse azioni, e dal 2018, ben prima della pandemia, ha scelto di destinarne una parte per abbattere le rette degli asili nido allo scopo evidente di favorire l’uso di questo servizio da parte delle famiglie giovani. Ripeto, dal 2018. Così abbiamo fatto nel 2019, nel 2020, 2021 e nell’anno in corso, 2022. Niente è mai cambiato, se non che negli ultimi anni siamo riusciti ad accontentare una platea sempre più vasta di famiglie, tenendo conto di anno in anno delle nuove esigenze e modulando il contributo in base alla soglia delle fasce ISEE interessate, quest’anno offrendo un contributo anche alle famiglie con i bambini nella fascia 3/6 anni.
Così come niente è mutato nemmeno nella procedura da seguire per ottenere il “Bonus Nido” dell’Inps, che opera come rimborso e come sempre viene versato dall’Inps alle famiglie una volta pagato il corrispettivo mensile mentre il contributo comunale (di risorse ministeriali e non regionali come hanno scritto i consiglieri) viene immediatamente detratto dalla retta, e quindi non risulta nel bollettino che le famiglie ricevono, il “Bonus Nido” dell’Inps opera come rimborso che si ottiene dietro presentazione dell’attestazione di avvenuto pagamento delle rette (richieste con il bollettino della Sepi) ed è a sua volta calcolato in base all’ISEE. Tutto qui.
Nessuno aveva, dunque, annunciato che non sarebbero più arrivati i bollettini alle famiglie (cosa impossibile) ma che la sommatoria del contributo più il rimborso avrebbe portato le rette all’azzeramento del costo delle rette mensili, per gli utenti del servizio con un reddito ISEE uguale o inferiore ai 40mila euro e contribuito a ridurre la retta per le fascia di reddito superiori.
Lo scorso aprile sono arrivati a casa delle famiglie i bollettini relativi ai mesi di gennaio e febbraio 2022 e a luglio quelli relativi alla mensilità di marzo, comprensivi in alcuni casi anche dei conguagli delle due mensilità precedenti qualora ve ne siano.
Vi sono semmai alcuni aspetti che gli uffici stanno studiando attentamente proprio in queste settimane relativi alla ripartizione del contributo annuo del “Bonus Nido” di Inps, se da calcolare su 10 mesi (luglio e agosto esclusi) o su 11 mesi (luglio compreso) per adeguare il corrispondente contribuito comunale in modo da garantire l’azzeramento della retta anche per tale mese a chi ne ha diritto. Come si sa, infatti, il Comune di Pisa ha scelto di garantire il servizio anche il mese di luglio per venire incontro alle esigenze delle famiglie le quali hanno risposto positivamente, considerato che quasi il 50% ha aderito. Una problematica che stiamo risolvendo con una interlocuzione con Inps e di cui daremo presto conto alle famiglie interessate. Nel frattempo i nostri uffici sono disponibili ad ogni chiarimento in merito.
Di tutto questo, nel comunicato firmato dai tre consiglieri, non c’è traccia e francamente non capisco se per scarsa conoscenza delle dinamiche del servizio, e allora avrebbero potuto chiedere agli uffici, o perché, appunto, era più importante alzare polveroni a fini politici che provare a capire le problematiche in corso. Ma, si sa, la campagna elettorale alle porte a volte richiede di dover fare un po’ di confusione».