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“Cosa ho imparato in questi mesi a Ponsacco? Soprattutto che prima si difende e poi, semmai, si spinge”. Ride Massimo Tazzer, 19 anni compiuti a maggio, per quella frase che mister Maneschi e il vice Francesco Colombini, ma anche i compagni di reparto, gli ripetono fino alla noia quasi dal primo in cui ha messo piede in casa rossoblù.
Si può sorridere dopo quattro vittorie consecutive e alla 14esima gara di fila da titolare, sempre presente nella prima stagione alle prese con il calcio dei grandi dato che fino al campionato scorso ha recitato, sia pure da protagonista di primo piano, nel campionato Primavera con la maglia del Genoa. “Scherzare e prendersi bonariamente in giro è quasi un dovere in uno spogliatoio come il nostro – scherza il giovane terzino ligure, una panchina con il Grifone in serie A al “Franchi” contro la Fiorentina -: è segno di grande compattezza e solidità. L’importante è lavorare duro e bene in settimana e, soprattutto, restare con i piedi ben piantati a terra: con il Sangimignano siamo stati bravi perché abbiamo chiuso la partita in mezzora, cosa nient’affatto scontata dopo un successo importante come quello centrato con il Tuttocuoio. Però a San Donato sarà un’altra battaglia: giochiamo in trasferta e contro una squadra forte. Distrarsi è assolutamente vietato”.
Sta bene Tazzer a Ponsacco e non ne fa alcun mistero: “Intanto sto da dio con gli altri ragazzi dello spogliatoio e credo che, al di là delle individualità importanti che abbiamo, questo sia davvero il nostro punto di forza. Poi io sono un grandissimo appassionato di tifo calcistico: proprio per questo già conoscevo la realtà di Ponsacco prima ancora di arrivarci, ma vissuta da dentro è tutta un’altra cosa. Giocare per una tifoseria che ti segue ovunque e non ti lascia mai è un grandissimo stimolo: se ne sono mezzi innamorati anche i miei amici che più di una volta sono scesi giù dalla Liguria per seguirci. E poi, è vero che ho sempre giocato nel Genoa, ma arrivo da Camogli, un paese che è meno della metà di Ponsacco: quindi qui mi trovo benissimo. Il Bar dell’Orso a colazione, il Circolo “Rinascita’’ a guardare le partite e poi lo il campo e lo stadio: la mia vita, come quella degli altri ragazzi della squdra che vivono a Ponsacco, ruota tutto attorno a questi tre luoghi e a me va benissimo. Tanto, in cinque mesi, sono salito a casa solo tre volte, di cui una obbligatoria: domenica c’era il derby Genoa-Samp” .