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Nel secondo decreto del Ministro della Difesa, quello che istituisce il tavolo interistituzionale, l’appellativo di “ecostruttura” dato alla Base dei Carabinieri da realizzare, non è l’unica perla.
Il Tavolo dovrebbe valutare “l’opportunità di inserire il borgo di Coltano nel progetto attraverso la rigenerazione urbana degli immobili di proprietà pubblica”. Ora la Rigenerazione Urbana viene definita al Capo III della LRT65/2014. Ad essa concorrono le aree in cui risultino “condizioni di degrado” e già qui qualche dubbio sorge. Il dubbio diventa stupore quando si va alla definizione di tali aree data all’Art. 123 della citata legge: per “degrado urbanistico si intendono aree con presenza di un patrimonio edilizio e connotate da un impianto urbano di scarsa qualità sotto il profilo architettonico e morfotipologico….”. Coltano sarebbe questo? Ma cosa si dice, se la maggior parte del patrimonio pubblico è vincolato e di grande pregio? La Rigenerazione Urbana è pensata per aree degradate, tipo siti industriali dismessi, con Coltano non c’entra nulla!
Ha senso logico, oltre che opportunità ambientale e urbanistica, pensare di utilizzare edifici cinquecenteschi per “spacchettare” una base che necessitava di 445.000mc di edifici? Ovviamente la normativa urbanistica attuale su tutti tali edifici non consente né per destinazione né per tipo di intervento una tale ipotesi.
Le destinazioni previste nel Piano di Gestione del Parco sono ovviamente tutte finalizzate alla fruizione e al funzionamento del Parco. Da Centro Visite (Villa Medicea) a Polo museale (Stalle del Buontalenti) a Polo culturale e museale(Centro-Villa Marconi). Al massimo Foresteria del Parco (Scuola Diaz).
Ancora più rigide ovviamente la normativa sugli interventi edilizi ammessi su di loro: Restauro e Risanamento conservativo per La Villa, le Stalle, la Caffè Hous, il Centro-Marconi. Al più alla Scuola Diaz si possono aprire delle finestre, sul retro! Cioè sono ammessi interventi “rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità”. Interventi che si fanno con una SCIA, non necessitano neanche di permesso a costruire.
Certo con le “Opere di interesse dello Stato” si potrebbe fare tutto; anche demolire e ricostruire. Si vuole utilizzare la “forza” dello Stato per fare interventi non ammessi? Si vuole rispettare la strumentazione urbanistica in vigore? Si vuole andare in variante?
A nostro avviso i punti fermi da cui partire sono: