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No alla base militare né a Coltano né altrove! No alla guerra!
La mobilitazione contro la guerra in Ucraina ha visto e continua a vedere importanti momenti di lotta, a livello nazionale e sui nostri territori.
La manifestazione all’aeroporto di Pisa dello scorso 19 marzo, a sostegno dei lavoratori che si sono rifiutati di caricare armi destinate all’Ucraina su voli “umanitari”, ha squarciato il velo di ipocrisia con il quale il governo Draghi e le amministrazioni locali giustificano ogni giorno il pieno coinvolgimento del nostro paese nella nuova guerra nel cuore d’Europa, dopo quella che, nel 1991, distrusse la Jugoslavia.
Una manifestazione che ha avuto un’eco ed un rilievo mondiale: I lavoratori hanno preso parola, con un atto concreto di disobbedienza civile e sindacale, inceppando materialmente la macchina bellica e mettendo in seria difficoltà governo centrale, amministrazioni locali e manager aziendali di Toscana Aeroporti.
Altri due segnali forti hanno seguito quella azione, prima al porto di Genova con lo sciopero USB del 31 marzo che ha bloccato navi cariche di armi, poi lo sciopero generale contro la guerra del 20 maggio indetto dal sindacalismo di classe e conflittuale, mentre il sindacalismo confederale in questi mesi ha sostenuto la retorica bellicista del governo, prendendo posizioni tanto generiche quanto ininfluenti di fronte ad una escalation del conflitto verso una possibile terza guerra mondiale.
In questo contesto di ripresa del protagonismo operaio e del mondo del lavoro contro la guerra, si è innescata sui nostri territori la mobilitazione contro il progetto di costruzione di una nuova base militare a Coltano, borgo agricolo facente parte del grande parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli.
La storia è ben nota e non intendiamo ricostruire qui la vicenda se non per sommi capi. Il governo Draghi, su indicazioni del Comipar toscano, trasforma in Decreto legge (Dpcm) il progetto di una nuova base dei Gruppi di Intervento Speciale (GIS) dei carabinieri, sino alla sua pubblicazione in gazzetta ufficiale, come è emerso da articoli sulla stampa locale e dalle denunce in consiglio comunale di Pisa.
Solo la mobilitazione degli abitanti di Coltano e delle realtà politiche, sindacali e sociali pacifiste ha stoppato il progetto, smascherando l’ipocrisia e le miserevoli bugie di tutte le istituzioni locali – Ente Parco, Comune di Pisa, Provincia di Pisa, Regione Toscana – che si sono dichiarate ignare del progetto, nonostante l’invio di tutte le informazioni da parte del governo centrale.
Oggi ci troviamo di fronte ad una ipotesi di “spacchettamento” del progetto che inciderebbe ancora di più sui nostri territori, in termini di militarizzazione e di occupazione fisica di spazi che potrebbero essere dedicati ad uso civile e sociale. Lo stesso parco di Coltano non è stato escluso dalla militarizzazione di alcune sue zone, a partire dall’ex centro radar – prima afferente alla base USA di camp Darby – e di alcuni edifici abbandonati all’incuria da decenni.
Di fronte a questa miserevole rappresentazione di un ceto politico/istituzionale totalmente compromesso ed invischiato nei processi di militarizzazione dei nostri territori, la scelta da fare è quella indicata nelle mobilitazioni di queste settimane: NO alla base, né a Coltano né altrove!
Posizione che ci distingue nettamente da un fronte bipartisan (dal PD alla Lega) che invece non ha mai messo in discussione l’insediamento della base militare in altri luoghi rispetto a Coltano.
La proliferazione di basi militari è il frutto di un progetto continentale, incarnato dall’Unione Europea, che si sta attrezzando per rispondere alla iper competitività imposta dalla profonda crisi del capitalismo, per rispondere alla quale è per loro indispensabile sviluppare un forte sistema militare / industriale, un esercito europeo e un atteggiamento “offensivo” nei vari fronti di guerra, a partire da quello ucraino. Da qui l’aumento astronomico delle spese militari e i conseguenti tagli alla sanità ed al rimanente welfare sociale.
La posta in gioco è il dominio o la decadenza di un sistema che costa al pianeta enormi catastrofi umane, ambientali, climatiche, pandemiche. Di nuovo, come nel secolo scorso, l’unico linguaggio che i capitalisti conoscono è quello della guerra, nell’assurda logica del “distruggere per ricostruire”, conquistando a scapito dei concorrenti territori, spazi di mercato, materie prime e mano d’opera a basso costo.
Contro questa logica di morte occorre opporre una visione ed una ipotesi radicalmente diversa di relazioni umane, sociali ed economiche, che noi chiamiamo “Socialismo del secolo XXI”.
La manifestazione del 2 giugno sarà un importante momento di lotta e di rilancio della mobilitazione contro la militarizzazione dei territori, per la chiusura di tutte le basi, a partire da camp Darby, ma anche un ulteriore spartiacque tra il movimento contro la guerra e le posizioni guerrafondaie e militariste di tutti i partiti, nessuno escluso, uniti nel sostenere il governo Draghi.
Giovedì 2 giugno tutti a Coltano!
Potere al Popolo! Pisa