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Sono arrivate sabato mattina, 16 aprile, all’aeroporto di Milano Malpensa, due famiglie provenienti dall’Afghanistan. Tra loro, accompagnati dai genitori e dalle sorelline, ci sono Timor di 15 anni e Rustam di 10: sono alcuni dei bambini emofilici che, per le conseguenze socio-politiche che stanno caratterizzando il Paese, dallo scorso agosto non hanno più modo di ricevere le terapie salvavita a base di farmaci plasmaderivati.
Ad accompagnarli il dottor Enayatullah Hashemi, medico nonché ex direttore dell’Afghan National Blood Safety and Transfusion Services (l’equivalente del nostro Centro nazionale sangue, ad oggi soppresso come molti altri settori dell’assistenza sanitaria afghana) e la sua famiglia. L’arrivo in Italia rappresenta la tappa conclusiva di un lungo percorso che, nove anni fa, il nostro Paese aveva stretto con l’Afghanistan, soprattutto per mezzo della sinergia tra Cns, Avis (Emilia Romagna e Marche erano state tra le sedi regionali che avevano contribuito all’invio dei fattori VIII e IX in eccedenza), Fondazione Paracelso Onlus e Kedrion Biopharma.
“Questo corridoio umanitario – dice il presidente di Avis nazionale Gianpietro Briola – è l’ultimo tassello di un percorso lungo e faticoso, ma necessario, che da adesso offrirà terapie sicure e speranza di vita. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’impegno di numerosi enti e del personale degli uffici di Avis Nazionale, che ha fornito un prezioso contributo al raggiungimento di un risultato così straordinario. A tutti loro va il mio ringraziamento più sentito”.
“Dalle persone per le persone. Questo è il senso di ciò che Avis fa ogni giorno. È bello che l’accoglienza di queste sue famiglie afghane rientri in questa straordinaria quotidianità fatta dall’impegno e dalla passione dei nostri volontari e di tutti gli altri soggetti che hanno reso possibile questa missione, una rete territoriale di solidarietà che è caratteristica della Toscana”, commenta la presidente di Avis Toscana, Claudia Firenze.
Un ruolo centrale va riconosciuto all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, che garantirà l’accoglienza e l’assistenza necessaria alla famiglia e si prenderà cura dei due pazienti emofilici in collaborazione con l’azienda ospedaliero-universitaria Careggi. Un ringraziamento particolare va poi alla Robert F. Kennedy Human Rights – Italia, alla Croce Rossa Italiana – comitato di Firenze, alla Fondazione Campus di Lucca. Avis Toscana fornirà pacchi alimentari, indumenti e supporto logistico.