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Il primo screening mirato in Toscana, condotto nelle scuole secondarie attraverso la somministrazione di questionari sulla familiarità per morte improvvisa e l’esecuzione di elettrocardiogrammi digitali, è partito in questa settimana (l’ultima di marzo) presso l’Istituto da Vinci-Fascetti, a Pisain via Contessa Matilde, nell’ambito del progetto Just (acronimo di JUvenile Sudden deaTh: JUST know and treat – Morte cardiaca improvvisa giovanile: conoscerla per prevenirla..) sostenuto dalla Fondazione Pisa e promosso dai professori Michele Emdin e Claudio Passino, entrambi della Scuola Superiore Sant’Anna e della Fondazione Monasterio, e dal professore Marco di Paolo dell’Università di Pisa. Il progetto Just ha portato alla realizzazione, in tre anni, di un registro informatico dei casi di morte improvvisa, alla messa a punto di una strategia di intervento basata sulla programmazione della diffusione delle tecniche di “basic life support” (rianimazione cardiopolmonare) per “laici”, alla messa a punto di campagne di educazione e, appunto, all’attuazione di screening mirati nelle scuole secondarie come quello che si svolge in questi giorni all’Istituto da Vinci-Fascetti, a Pisa.
Lo screening è organizzato in collaborazione con il dirigente scolastico Federico Betti, con i suoi collaboratori Gaetano Fabozzi e Stefano Mazzantini, con i docenti di scienze motorie e con i collaboratori scolastici dell’istituto, con Fabio Pagliazzi e Valeria Raglianti del Provveditorato agli Studi di Pisa. A eseguire i controlli sui giovani sono i cardiologi Alberto Giannoni e Francesco Gentile, con gli infermieri e i tecnici della Fondazione Monasterio (Silvia Terenzoni, Francesca Bramanti, Teresa Ceccanti, Cristiane De Jesus, Anna Di Sessa, Giovanni Iudice, Sara Guerrieri, Maria Giuseppina Paci, Elisabetta Menicagli, Letizia Diara), coordinati da Marco Vaselli.
La rianimazione di Christian Eriksen, il giocatore danese dell’Inter, ha emozionato l’opinione pubblica come è accaduto in passato per le morti premature di Astori, Curi, Morosini suscitando cordoglio universale. Poche condizioni mediche sono più traumatiche della morte improvvisa, non anticipata da nessun sintomo, di una persona giovane. Si tratta di un evento raro, in genere legato ad una aritmia fatale, ma la sua presentazione drammatica e l’impatto sulla famiglia e sulla comunità tutta trova un rilievo amplificato nei casi degli atleti che esemplificano la metafora di una vulnerabilità nascosta in una persona in apparenza perfettamente sana. La morte improvvisa nei giovani è rara (incidenza stimata fra 1 e 10 casi/100.000 persone/anno), con circa il 25 % dei casi durante attività sportiva, ma ha un impatto notevole in termini di anni di vita persi, data la lunga aspettativa di vita di persone giovani.
“E’ giustificato considerare la morte cardiaca improvvisa del giovane come una condizione sanitaria di assoluta rilevanza: fra le condizioni predisponenti identificate ci sono le cardiomiopatie, le canalopatie (le sindromi del QT lungo e del QT corto, la sindrome di Brugada), i difetti cardiaci congeniti (origine anomala delle coronarie), le miocarditi, i traumi toracici, l’assunzione di farmaci o sostanze d’abuso. La displasia aritmogena del ventricolo destro e la sindrome del QT lungo sono le cause aritmiche più comuni di morte cardiaca improvvisa. Si stima che la rianimazione cardiopolmonare e la disponibilità diffusa di defibrillatori esterni semiautomatici potrebbero prevenire circa un quarto delle morti improvvise pediatriche e giovanili”, come sottolineano i promotori del progetto Just.