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Annika, la bomber della Nazionale Suore: “Il calcio per evangelizzare”

Sul filo della linea di fondocampo o poco prima del fallo laterale corre molto più di un semplice pallone da calcio, molto più della spinta sui polpacci, molto più di un paio di scarpe coi tacchetti appuntiti. Suor Annika Fabbian, vicentina classe 1989, oggi punta della «Nazionale italiana suore» in quei 90 minuti di partita ci mette molto altro: occhi, cuore e soprattutto fede. «La rete di religiose in tutta Italia che mettono insieme la passione per il calcio e per l’educazione delle nuove generazioni, si incontrano e si confrontano anche grazie alla Nazionale», spiega lei che nella quotidianità insegna Storia dell’arte all’Istituto superiore Farina di Vicenza. C’è un po’ di imbarazzo a parlare del suo talento. Ma Suor Annika è entusiasta di essere stata scelta dalla Nazionale Italiana Suore. Certo, gli impegni triplicano, le chiamate anche, e a volte le sembra di non riuscire a starci dietro. Ma Suor Annika è una che non molla.

Ne parleremo durante la trasmissione, che riprenderà a gennaio, “Il lato rosa del calcio”

L’alzata di Pelé per giocare

Da sempre vive il calcio come una passione molto forte. Ha giocato con il Vicenza e il Marano, dopo 13 anni di danza classica. I primi passi col pallone? Nel campetto della parrocchia di Sant’Agostino, vicino a casa. Lì ha dovuto superare la prima prova complessa: le resistenze dei suoi coetanei maschi. «Le ragazze non possono giocare a calcio – le dicevano – ma se domani vieni, sai fare l’alzata di Pelé, il tunnel e segni allora puoi giocare». Suor Annika, all’epoca giovanissima, aveva già una volontà di ferro: «Corsi da mio padre – ha spiegato – mi spiegò tutto, mi allenai l’intero pomeriggio e il giorno dopo riuscii a fare la sequenza al primo colpo». Di certo a 13 anni come a 32 Suor Annika ha un talento per il calcio molto spiccato. Che affianca alla vocazione, fortificandone gli obiettivi.

Il vangelo in campo

Per lei, entrata in convento nel 2012, e suora dal 2017, il calcio è un grande amore che la aiuta però per un obiettivo più grande. «Le Consacrate hanno un ruolo importante nelle parrocchie e nella formazione dei giovani – spiega – è per questo che la Selecao sacerdoti (la Seleçao Internazionale Sacerdoti Calcio è una associazione composta da sacerdoti Italiani e di altri paesi, tutti con la passione per il calcio ndr) ha chiesto una collaborazione a noi suore perché negli oratori e nelle associazioni sportive ci sia anche la presenza di educatrici al femminile, che si facciano promotrici di valori cristiani». E infatti l’esperienza della Nazionale italiana Suore coinvolge 14 Congregazioni che collaborano in diversi progetti tra i quali ovviamente anche l’evangelizzazione. «I passi da realizzare sono tutti da inventare e sono chiari solo allo Spirito Santo – dice Suor Annika – sappiamo che in più occasioni anche il Santo Padre Francesco ha incoraggiato i calciatori e le squadre sportive e ci inseriamo in questa scia di apprezzamento».

Il pallone come mezzo di condivisione

La convocazione ufficiale in Nazionale è arrivata il 10 febbraio 2021, dritta dritta dal tecnico della Nazionale preti, Moreno Buccianti, che oggi allena appunto anche la Nazionale Suore. «Ho ricevuto appoggio dalle mie superiori fin da subito» spiega Suor Annika. E infatti anche oggi, Suor Maria Teresa Peña, madre superiora, pur con la dovuta attenzione la sostiene in tutti i suoi passi. «È sicuramente un’importante occasione evangelizzatrice, se fatta nel modo giusto è una cosa bella». Suor Annika rispetta le indicazioni, i tempi, i silenzi richiesti. Ma poi è in fibrillazione quando deve raccontare della sua grande passione. Come ci si aspetta da una giovane 32enne Suor Annika è «smart», veloce nella risposta. Manda foto in cui sorride, in giro per il mondo. Lo stadio alle spalle, le compagne di squadra accanto. Ma non perde mai il suo «focus» «Il calcio è un gioco di squadra, non ci si può divertire da soli! E se è vissuto così, può davvero far bene anche alla testa e al cuore in una società che esaspera il soggettivismo, cioè la centralità del proprio io, quasi come un principio assoluto – scrive Suor Annika – non sono parole mie, ma del discorso di Papa Francesco del 2019 – Il calcio è un gioco di squadra, e questo fa bene a tutti noi. Il pallone diventa un mezzo per invitare le persone reali a condividere l’amicizia, a ritrovarsi in uno spazio, a guardarsi in faccia, a sfidarsi per mettere alla prova le proprie abilità». Annika e il suo sorriso, che in campo si allarga ancora di più, stanno provando a fare proprio questo.

fonte: corrieredelveneto.corriere.it