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L’Area Funzionale Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro della ASL Toscana nord ovest ha reso pubblico il report dei primi 9 mesi dell’anno relativo agli infortuni sul lavoro nel territorio aziendale.
“Purtroppo gli infortuni sul lavoro continuano ad essere un numero preoccupante – afferma Roberta Consigli, direttore del dipartimento dei prevenzione della ASL – per questo ho ritenuto opportuno condividere con i colleghi l’analisi dei dati per mettere in atto ulteriori azioni di prevenzione oltre a quelle già in essere”. “Nel mese di settembre abbiamo registrato un picco di infortuni mortali e nell’arco dell’anno si sono verificati anche molti infortuni gravi con prognosi superiore a 30-40 giorni e con gravi postumi permanenti quali ad esempio amputazioni delle dita delle mani”.
“Questa situazione – continua Roberta Consigli – non è esclusiva del nostro territorio, né della Toscana, ma condivisa a livello nazionale ed europeo”.
Dal 1 gennaio al 30 settembre gli infortuni mortali sono stati 13 (4 nella Piana di Lucca, 1 in Valle del Serchio, 1 nella zona delle Apuane, 1 in Versilia, 2 nella zona Livornese, 2 in Valdera – Alta val di Cecina, 1 nella zona Pisana e 1 in Val di Cornia).
Gli infortuni, compresi quelli in itinere e stradali, sono stati 9.402, di cui 828 con prognosi maggiore di 30/40 giorni (37 in Lunigiana; 97 nelle Apuane, 28 nella Valle del Serchio; 125 nella Piana di Lucca; 92 in Versilia; 108 nella zona Pisana; 71 nella zona Valdera – Alta Val di Cecina; 106 nelle Valli Etrusche; 152 nella zona Livornese e 12 all’Elba).
“Come emerge dai dati il fenomeno infortunistico continua ad essere troppo esteso – osserva la direttrice del dipartimento di prevenzione – nonostante da anni vengano effettuati numerosi controlli periodici e siano attivi piani mirati promossi e sostenuti dalla Regione Toscana, destinati a specifici comparti produttivi, senza dimenticare le malattie professionali, che fanno meno scalpore ma non meno danni alla salute dei lavoratori. Rimango del parere che in particolare nei settori più a rischio come l’agricoltura, le costruzioni, il porto e la cantieristica navale, l’estrattivo e lapideo, oltre ai controlli debbano essere rafforzati gli strumenti a nostra disposizione. Mi riferisco alla formazione, a campagne di comunicazione indirizzate ad aumentare la percezione del rischio nei lavoratori e nelle imprese; al consolidamento del coordinamento degli Enti di controllo favorendo protocolli d’intesa con le forze sociali (OOSS e Associazioni datoriali, Comitati paritetici ecc.), ciò ci permetterebbe di migliorare la promozione delle buone prassi e accrescere la cultura della sicurezza, specialmente nelle piccole e piccolissime imprese che costituiscono tanta parte del tessuto produttivo della nostra regione”.
“Infine vorrei sottolineare l’importanza che hanno i servizi di prevenzione dell’ASL che grazie alla loro esperienza e all’approccio multidisciplinare, sono in grado di mettere in campo un ampio ventaglio di competenze (sanitarie, ergonomiche, di igiene del lavoro, impiantistiche, sui requisiti di macchine e attrezzature ecc.) adeguato ad aggredire fenomeni complessi e correlati ad una molteplicità di cause”.