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Il Comune di Pisa ha appena pubblicato l’atto che autorizza a indire la gara per l’intervento di restauro di Palazzo Pretorio, insieme all’approvazione del progetto definitivo dei lavori che permetteranno di ripristinare facciate e copertura della sede degli uffici comunali sul Lungarno Galileo Galilei. Le procedure di gara, che saranno svolte tramite procedura negoziata senza bando con invito di 15 operatori, saranno avviate nei prossimi giorni. Per l’intervento di consolidamento e restauro il quadro economico dell’opera prevede un importo complessivo di 750mila euro. Il progetto e la direzione dei lavori sono affidati all’architetto del Comune Roberto Pasqualetti.
«Il cantiere partirà a inizio del nuovo anno – dichiara il sindaco Michele Conti – in modo da riconsegnare il palazzo alla città entro la fine del 2022. Riqualificare edifici e facciate dei palazzi storici comunali era una delle linee principali del nostro programma di mandato. Questo intervento su Palazzo Pretorio, oltre a concretizzare la doverosa azione di conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico, fa parte del nostro ampio programma che mira a riportare decoro e bellezza a Pisa. Un programma che comprende strade, marciapiedi, arredi, interventi sul verde, rigenerazione urbana e, appunto, edifici del patrimonio comunale rimasti per anni esposti all’incuria. I pisani hanno un’affezione particolare a Palazzo Pretorio, molte generazioni si sono date e si continueranno a dare l’appuntamento “sotto l’orologio”: anche per questo è un dovere verso la nostra comunità quello di restituire all’edificio dignità, decoro ed una nuova veste.»
«Con l’opera di restauro di Palazzo Pretorio andiamo finalmente a sanare una ferita nello scenario di bellezza che offrono i Lungarni – commenta l’assessore ai lavori pubblici Raffaele Latrofa -. Abbiamo aumentato lo stanziamento originale portandolo a 750mila euro, per disporre delle risorse necessarie al rifacimento della copertura che presenta problemi rilevanti di infiltrazioni e al restauro delle facciate che versano da troppi anni in stato di degrado architettonico. Al termine di tutti gli interventi il Palazzo e la Torre dell’orologio, edifici storici e dal valore simbolico per tutti i pisani, torneranno al loro splendore originario, riqualificando lo skyline dei lungarni pisani”.
Stato di conservazione. Le facciate del palazzo versano in un generale degrado sia per quanto riguarda gli intonaci che le pietre e marmi, sia in riferimento al loggiato, con conci di pietra arenaria completamente ricoperti da depositi d’inquinamento ambientale, causato dai gas di scarico degli autoveicoli, e la parte più bassa compromessa da atti vandalici (incisioni profonde e graffiti eseguiti con vernice spray). Le cornici di marmo che decorano tre livelli del palazzo e la terrazza appaiono ricoperti da una patina scura dovuta alla formazione di tipo batterico, sporco ambientale, presenza di sali cristallizzati e licheni.
Interventi di restauro. Il restauro delle facciate principali del palazzo su lungarno Galilei e piazza XX settembre riguarda le parti ad intonaco, le pietre dei portali dei terrazzi, dei marcapiani e tutte le parti in ferro. L’intervento prevede, come da programma dei lavori concordati con la Soprintendenza, le varie operazioni di pulitura, preconsolidamento, trattamento biologico, consolidamento, ricostruzione, stuccatura e applicazione di protettivo. Le lavorazione delle facciate sono finalizzate a rimuovere lo sporco, consolidare le parti instabili, ricostruire le mancanze, proteggere le facciate, oltre ad effettuare una nuova tinteggiatura dell’edificio. Prima dell’intervento alle facciate è previsto l’intervento sulla copertura, con lo smontaggio e rimontaggio del nuovo manto di copertura e la realizzazione dell’impermeabilizzazione, in modo da garantire negli anni la tenuta contro gli eventi atmosferici. Un’opera accessoria all’intervento di restauro, che sarà eseguita nei prossimi mesi, sarà la sostituzione di tutti gli infissi esistenti con altri perfettamente simili, ma realizzati con i nuovi criteri di isolamento e coibentazione, in modo che l’edificio possa aumentare di classe energetica e ridurre notevolmente il consumo di energia per il suo condizionamento e riscaldamento.
Notizie storiche. La forma attuale del palazzo Pretorio risale al 1953, quando venne ricostruito dopo i bombardamenti del 1944, che colpirono il ponte di Mezzo, distruggendo quasi interamente l’edificio. L’architetto Piero Sanpaolesi, si basò parzialmente sui disegni del Gherardesca. In quell’occasionevenne allungato il loggiato al piano terreno su tutto il fronte e rialzata la torre dell’orologio per svettare maggiormente. Già sede dell’Auditore di Governo e della Cancelleria Civile e Criminale, oltre che all’Accademia di Belle Arti, il palazzo era il risultato dell’accorpamento di diversi corpi di fabbrica medievali. Dal 1785 fu destinato a ospitare parzialmente anche le carceri cittadine. Nell’ultimo trentennio del Settecento, il suo rifacimento fu oggetto di discussione tra chi voleva conservare l’aspetto medievale del “ragguardevole edifizio destinato a far di sé vaga mostra nel più bel punto del nostro Lungarno” e chi, invece, voleva modificarlo in quanto “notabilmente indecente specialmente dal punto di vista del Lungarno, sì per la di lui non pregiabile antichità, sì per l’ingombro irregolare di tante armi dei passati commissari ivi affisse”. Si decise di non farne di nulla e in quell’occasione venne sopraelevata solo l’antica torre della Giustizia per farne la Torre dell’Orologio. Solo nel 1821 venne approvato dal Granduca il progetto dell’architetto pisano Alessandro Gherardesca, per il completo riassetto del palazzo e l’uniformazione con il volto che progressivamente avevano assunto i Lungarni. La nuova facciata fu realizzata in forme cosiddette “rustico-toscane”, allineando la base della torre al palazzo. Il fronte venne decorato con un fregio marmoreo di Michele Van Lint che sintetizzava stilisticamente gli onori granducali e gli antichi fasti della città. Per nobilitare l’edificio vennero utilizzati materiali costosi come il marmo di Seravezza e il marmo di San Giuliano. Il cantiere fu chiuso nel 1829. Il terremoto del 14 agosto 1846 danneggiò la Torre dell’Orologio e, dopo un’iniziale proposta che consigliava la demolizione e ricostruzione della parte pericolante, Gherardesca ripiegò su un restauro conservativo in considerazione della “opinione favorevole anche in senso decorativo che i Pisani hanno per questa Torre”. Infine, la Seconda guerra mondiale distrusse gran parte del Palazzo insieme alla Torre dell’Orologio e altri edifici che si trovavano sulla linea del fronte lungo l’Arno. La ricostruzione, su progetto dell’allora soprintendente Piero Sanpaolesi, avvenne nel 1953.