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“Oggi non celebriamo soltanto, oggi confermiamo un impegno: difendere i valori di libertà, democrazia, pace che il nazifascismo cercò di annientare e lo facciamo ricordando e onorando 69 vittime innocenti. Coltivare la memoria di stragi come questa è un dovere civile e morale, perché quel passato non smetterà mai di riguardarci e di chiamarci a vigilare e ad agire perché quegli orrori, in nessuna forma, possano ripetersi. Ora come allora, la scelta deve essere quella di non voltarsi da un’altra parte, ma di stare dalla parte giusta, combattendo contro ogni manifestazione di violenza, odio e discriminazione”.
Lo ha dichiarato l’assessora regionale alla cultura della memoria, Alessandra Nardini, che ieri ha partecipato alla cerimonia per il 77° anniversario dell’eccidio de La Romagna a “Le Focette”, sui monti di Pugnano-Molina di Quosa (San Giuliano Terme, Pisa), organizzata dal Comitato interparrocchiale “Martiri della Romagna” dell’Azione Cattolica dell’Arcidiocesi di Pisa.
“C’è un compito – ha proseguito – più urgente di altri: rendere pienamente consapevoli di questa storia le nuove generazione. La scuola ha, in questo senso, un ruolo fondamentale, il luogo dove si coltivano la Memoria e la conoscenza della nostra Costituzione. La Regione Toscana ha come simbolo il Pegaso alato, lo stesso del Comitato Toscano Liberazione Nazionale. Ecco – ha concluso – il mio auspicio è quel simbolo, così come le bellissime parole della nostra Costituzione, possano parlare sempre di più e meglio alle ragazze e ai ragazzi toscani perché sono loro che devono raccogliere il testimone da coloro che ci hanno consegnato un Paese libero e democratico”.
La cerimonia ha visto la deposizione di una corona da parte dell’Amministrazione comunale al monumento che ricorda il luogo in cui avvennero i rastrellamenti ad opera delle truppe naziste e la celebrazione della messa di suffragio celebrata dall’arcivescovo di Pisa, monsignor Giovanni Paolo Benotto.
Furono 69 le vittime dell’eccidio compiuto l’11 agosto del 1944, con l’aiuto dei fascisti, dai soldati tedeschi della 16a SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer SS”, la stessa divisione che il giorno successivo sarà responsabile della strage di Sant’Anna di Stazzema.
L’eccidio, rimasto impunito, seguì il rastrellamento avvenuto alcuni giorni prima, nella notte fra il 6 e il 7 agosto, a Molina di Quosa dove centinaia di famiglie avevano cercato rifugio dopo il bando tedesco che invitava tutti gli uomini a presentarsi entro due giorni ai comandi militari per l’arruolamento volontario nelle compagnie dei lavoratori.