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In questi giorni, tre esponenti di Bene Comune, l’arch. Franco Allegretti, l’arch.Roberto Bargellini ed il coordinatore Enrico Fiorini sono stati querelati dal Sindaco di Cascina Michelangelo Betti in merito alle critiche sollevate sulla ombrosa vicenda del Pinqua.
Le critiche sollevate sono tutte rivolte ad atti amministrativi che la Giunta Comunale di Cascina ha approvato dalla fine di Gennaio 2021 al mese di Aprile 2021. Critiche circostanziate, precise che non hanno mai avuto smentite, ma anzi una plateale indiretta conferma con la delibera di correzione cd di “errori materiali”.
La scelta di chiedere l’intervento della magistratura da parte del Sindaco Betti è l’occasione per far luce su questa vicenda. Ora avremo modo di verificare di fronte all’autorità giudiziaria, se quello che abbiamo sempre sostenuto corrisponde al vero, se le procedure risultano corrette, e tutte quelle inesattezze, errori approssimazioni evidenziate, rientrano nella buona amministrazione. Corre anche l’obbligo di evidenziare che il Dott. Michelangelo Betti, dopo aver incassato la nomina a Sindaco di Cascina, si sia sbarazzato di alcune forze che sono state determinanti per la sua elezione, come Bene Comune, per poi addirittura utilizzare per il confronto politico l’istituto della querela per diffamazione. Questo è un ulteriore aspetto di chiarificazione politica relativo alla cultura autoritaria che soggiace ed è manifesto in un importante esponente del Partito Democratico.
La critica non è ammessa. E’ permesso solo acconsentire, omaggiare e applaudire. Chi ha il coraggio di dissentire è allontanato, messo agli angoli, non è più affidabile. Prevale una concezione “aristocratica” : è vietato criticare chi gestisce il potere. Se questa azione nelle intenzioni del Sindaco Betti vuol essere un tentativo di fermare le critiche, possiamo assicurare che invece ci convince ancora di più della giustezza delle nostre posizioni e nella determinazione di svelare il progetto Pinqua.
Sarebbe stato opportuno invece che il Sindaco Betti rispondesse alle critiche perché nel nostro ordinamento, dalla liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo del 1945 non esiste più il reato di “lesa maestà”.