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L’Amministrazione del Comune di Pisa vuole far ritornare tutti i dipendenti comunali in presenza azzerando lo smart working. Una scelta punitiva e anacronistica. Voci, queste, che mettono sul piede di guerra i dipendenti comunali. La pandemia, oltre a portare tanti lutti e una gravissima crisi economica, ha premesso però a tatti lavoratori di sperimentare il lavoro da casa, migliorando la qualità della vita, abbassando l’inquinamento dovuto al tragitto casa-lavoro, con conseguente risparmio economico, e migliorando, come dimostrato da alcune indagini, l’efficienza dei servizi resi ai cittadini e alle imprese.
Di tutta questa vicenda, grazie ad una richiesta dei consiglieri Benedetta Di Gaddo e Andrea Serfogli, entrambi del Pd, se parlerà in una delle prossime riunione della quarta Commissione Consiliare (personale).
“Entro il 31 gennaio – così scrivono i due consiglieri comunali – tutti i Comuni devono adottare il Piano organizzativo del lavoro agile, il cosiddetto POLA. Il Comune di Pisa non l’ha ancora adottato. Il POLA dovrà prevedere, limitatamente alle attività che possono essere svolte in modalità agile, che dello smart working possa avvalersi almeno il 15% dei dipendenti e che gli stessi non subiscano penalizzazioni. Inoltre nel Pola dovranno poi essere definite le misure organizzative, i requisiti tecnologici, i percorsi formativi del personale, anche dirigenziale, e gli strumenti di rilevazione e di verifica periodica dei risultati conseguiti. In caso di mancata adozione del Pola – concludono DI Gaddo e Serfogli – il lavoro agile si applica almeno al 15% dei dipendenti, che lo richiedano. E il Comune di Pisa che fa?”.