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Ripartenza di mercati e fiere, Confesercenti incontra il prefetto

Ripartenza delle fiere anche in zona arancione, presenza nei mercati in zona rossa di banchi che vendono i generi di prima necessità consentiti nei negozi a posto fisso. Sono questi alcuni dei punti inseriti nel documento che il sindacato ambulanti Anva Confesercenti ha consegnato al prefetto di Pisa Giovanni Castaldo al termine di un incontro al quale hanno preso parte il responsabile del sindacato ambulanti Toscana Nord Claudio Del Sarto ed il presidente provinciale Roberto Luppichini. “Ringraziamo il prefetto – commentano – per aver accolto la nostra richiesta di incontro che ha voluto metterlo a conoscenza in maniera dettagliate della drammatica situazione che stanno vivendo gli ambulanti anche in questi primi mesi del 2021”. Nel documento consegnato alcuni punti per i quali Anva Confesercenti Toscana Nord ritiene fondamentale una inversione di rotta radicale da parte del governo. “Le fiere sono davvero un esempio emblematico di come i provvedimenti dei vari dpcm sono lontani dalla realtà dei fatti – dicono ancora Del Sarto e Luppichini -. Come spiegare ai nostri colleghi che non lavorano da marzo 2020, a parte alcuni giorni in estate, che i loro banchi sono diversi da quelli dei mercati settimanali e che pur rispettando tutti i protocolli sanitari devono rimanere chiusi a prescindere dai colori del rischio. Fieristi che non hanno alcuna alternativa lavorativa, non va mai dimenticato. Senza considerare che in molti casi il numero di partecipanti ad una fiera è di gran lunga inferiore a quello dei mercati settimanali. La nostra richiesta al governo, quindi, di parificare le fiere ai mercati, con stesse regole e protocolli per le aperture”. Mercati settimanali per i quali Anva Toscana Nord chiede di intervenire relativamente alla zona rossa. Concludono i dirigenti Anva. “L’allegato 23 al Dpcm 2 marzo 2021 consente in zona rossa, al commercio fisso la vendita oltre che di prodotti alimentari e fiori (previsti anche nei mercati), anche di profumi e cosmetici, saponi, detersivi, biancheria, confezioni e calzature per bambini e neonati. Incredibilmente, però, non permette la vendita di questi beni di prima necessità agli operatori che esercitano la propria attività all’interno dei mercati. Tutto questo generando confusione ed incomprensione oltre che una evidente ingiustizia. In alcuni casi sia i Comuni che le prefetture hanno interpretato in maniera estensiva il dpcm, aprendo i mercati a questi settori merceologici”.