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Alla Rsa Remaggi non è mai mancato il supporto organizzativo e assistenziale dell’ASL. Siamo subentrati nella gestione della struttura da una settimana, quando c’erano 34 ospiti positivi al Covid, e abbiamo immediatamente disposto un turno che prevede la copertura 24 su 24 con infermieri e oss. Tutto il personale infermieristico e oss della Rsa è stato contattato telefonicamente ed i turni inviati personalmente. È inevitabile che ci sia la necessità di adattarsi ad un nuovo percorso assistenziale, tanto più nel bel mezzo di una pandemia che rende più difficile reperire figure professionali come infermieri ed oss, perché la loro presenza è richiesta su tutti i fronti di contrasto al Covid e allo stesso tempo nelle strutture per chi il Covid non lo ha ma ha bisogno di essere curato, senza ritardi, per altre malattie”.
Laura Brizzi, direttore dei servizi sociali dell’Azienda USL Toscana nord ovest replica così a quanto dichiarato dai rappresentanti della Cgil Fp in relazione alla situazione presso la RSA Remaggi di Cascina.
“Alla Remaggi avevamo già effettuato un sopralluogo il 20 novembre scorso – dice Brizzi – e per far fronte alle criticità organizzative, assistenziali e di percorso, anche in assenza di accordo, ci siamo attivati per garantire un supporto di coordinamento, con infermieri in fasce orarie e oss dedicato. Sette giorni dopo, il 27 novembre, è stato effettuato un nuovo incontro e deciso il subentro a partire dal 28 novembre. Da quel momento in poi abbiamo aggiunto nostro personale a quello già in servizio nella RSA, individuato l’infermiere coordinatore, predisposto i turni, preso in carico e valutati tutti gli ospiti e iniziata l’attività infermieristica: terapia, medicazioni, monitoraggio dei parametri, dell’alimentazione e dell’idratazione. Inoltre abbiamo tenuto sotto controllo i percorsi pulito-sporco e i comportamenti degli operatori rivolti alla prevenzione del rischio infettivo e ci siamo raccordati per tutto questo anche con i medici e le Usca presenti alla Remaggi”.
“Questa è la procedura che mettiamo in campo ogni qual volta subentriamo nella gestione di una Rsa – va avanti il direttore – che ha dato ottimi risultati durante la prima ondata, e che abbiamo affinato in questi mesi, quando abbiamo trasformato tre RSA in strutture “total Covid” e allestito 15 “setting Covid” in altrettante RSA. Il 25 novembre scorso abbiamo istituito una apposita Unità di crisi aziendale per le RSA che si occupa, tra l’altro, di definire gli interventi nelle strutture e di verificare che le indicazioni impartite siano correttamente applicate. Per far questo operiamo con dieci gruppi di verifica, uno per zona distretto, e composti da un assistente sociale (cha fa da coordinatore), un medico, un infermiere e un referente qualità e sicurezza”.
“Noi abbiamo ben chiaro il nostro compito e lo stiamo svolgendo al meglio tenuto conto delle difficoltà oggettive di sistema circa il reclutamento del personale – conclude Brizzi rivolgendosi agli esponenti del sindacato – e siamo sempre pronti al confronto se questo può essere uno strumento per modifiche organizzative che possano migliorare l’assistenza agli ospiti delle RSA”.