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Tremila imprese hanno fatto domanda: aziende del manifatturiero, del
turismo e del commercio, piccole e piccolissime ma anche medie. I bandi
sono quelli di settembre per sostenere nuovi investimenti, frutto della
rimodulazione dei fondi europei operata tra luglio ed agosto e dei fondi
Cipe aggiuntivi messi a disposizione dal Governo; e 1867 imprese (2001 le
domande e i progetti finanziati, visto che c’è chi ha concorso per tutti e
due i bandi) riceveranno subito il contributo. Non appena rendicontata la
spesa in pochi giorni avranno infatti le risorse.
Il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore all’economia e al
turismo Leonardo Marras fanno il punto. “Quello che anche questi numeri
ci dicono – sottolineano – è la grande voglia di investire da parte
dell’impresa toscana. Di questo terremo conto nella programmazione
regionale dei fondi strutturali e del contributo al Recovery Fund”. Le
perdite nei bilanci delle aziende innescate dalla crisi sanitaria sono tali
che sui ristori può intervenire solo lo Stato. “Non abbiamo risorse
adeguate per questo – ammette Marras – Il ruolo della Regione dovrà essere
semmai quello di accompagnare il più possibile le imprese in questa fase
di resilienza”.
L’azione di sostegno agli investimenti messa in campo tra luglio e
settembre è stata un’operazione gigantesca e senza precedenti per la
Regione: per le risorse, per la velocità con cui è stata chiusa, per il
fatto di prevedere contributi a fondo perduto . “Come maggioranza avevamo auspicato la necessità di interventi più mirati rispetto al solo sostegno al credito – dice Giani – e, non appena la legislazione nazionale ha messo a disposizione nuovi strumenti, assieme alla precedente giunta abbiamo deciso di procedere: con aiuti per chi investe e che per chi ha deciso di mettersi in gioco in questa fase difficile. La risposta ci fa capire che questo tessuto di piccole e medie imprese è reattivo: chiede anche
ristori, ma con la prospettiva di andare avanti”.
Dei due bandi di settembre, analizzati nel corso della conferenza stampa
che si è svolta oggi, il primo prevedeva contributi a fondo perduto per le
Pmi che da febbraio hanno sostenuto o sosterranno spese per investimenti
materiali e immateriali. Erano ammessi progetti da 20 a 200 mila euro,
finanziati da un minimo del 40 fino all’80 per cento. Erano comprese anche
le spese per misure anti-Covid. Il secondo bando era dedicato invece alla
microinnovazione e alla digitalizzazione. In tutto sono 124 milioni di
sostegni pubblici che saranno immediatamente erogati: poco meno di 114
milioni sul fondo investimenti e qualcosina in più di 10 milioni
sull’altro. In questo modo saranno sostenuti progetti per oltre 261
milioni. Le domande non ammesse sono state un po’ più di duecento. Sono
976 quelle accolte ma al momento non finanziate: eccetto una provengono
tutte da aziende manifatturiere e per coprirle servirebbero altri 53
milioni, in grado di generare investimenti per 113 milioni.
“Non abbiamo al momento le spalle per sorreggerle: le risorse non ci
sono, soprattutto per il fondo investimenti – risponde ai giornalisti
l’assessore Marras -. Ma nelle misure del Recovery Fund andremo a sostenere progetti con lo stesso schema sperimentato in questi bandi: magari non a sportello ma con una valutazione qualitativa degli investimenti, cosa che con i due ultimi bandi non è stata possibile perché avrebbe ritardato di mesi l’erogazione delle risorse”. Per le domande del bando sulla microinnovazione c’è però ancora una possibilità di scorrere la
graduatoria. “Servono poco meno di due milioni e mezzo per coprire le
sessanta richieste al momento non finanziate – chiarisce l’assessore – e
faremo uno storno entro la fine dell’anno”.
Chi ha fatto domanda
L’analisi delle aziende che hanno partecipato ai bandi e finora finanziate
racconta una prevalenza di micro e piccole imprese (tra il 36,9 e il 43,3
per cento nei due elenchi) con distribuzione dunque analoga a quella dei
bandi Fesr ma lontana dalla distribuzione nell’economia reale che vede le
micro imprese predominare in Toscana con il 94,9 per cento. Le domande
arrivano per metà dall’industria e per l’altra metà dal terziario, da
aziende che la statistica economica considera convenzionalmente a basso o
medio- basso contenuto di conoscenza e tecnologia ma che, nei fatti e al di
là della classificazioni statistiche, non vuol dire che siano aziende che
non possano innovare. C’è il sistema moda all’interno, ad esempio.
Soprattutto sono imprese che possono (e devono) crescere: localizzate in
poli urbani e aree di cintura – spiega il direttore di Irpet, l’istituto di
programmazione economica della Regione, Stefano Casini Benvenuti –
localizzate nei distretti e nei settori tradizionali e in prevalenza con
buona performance di fatturato.
E se si considera che la Toscana, come l’Italia, arriva da una stagione di
bassa propensione ad investire, la voglia di rilanciarsi (con il sostegno
anche pubblico) acquista ancora più importanza. Del resto oggi si può
fare innovazione, ricorda sempre Casini Benvenuti, anche acquistando solo
delle app, dei computer o nuove tecnologie: anche attrezzandosi, come molte piccole aziende hanno fatto, per la vendita on line con piattaforme
e-commerce.
Per quanto riguarda nello specifico il bando sulla microinnovazione e
digitalizzazione (233 domande accolte) oltre 7 milioni dei 10 a
disposizione erogati sono andati a finanziare progetti nell’ambito
dell’ICT, l’information e communication technology, e della fotonica: i 2,7
milioni restanti coprono quasi integralmente proposte nell’ambito della
cosiddetta ‘fabbrica intelligente”, una sola domanda interessa il
settore della chimica e delle nanotecnologie.
Le attese per il 2021
La conferenza stampa è stata l’occasione anche per soffermarsi sui numeri
delle garanzie e controgaranzie messe a disposizione del sistema Toscana
per l’accesso al credito. Il Fondo centrale di garanzia ha finanziato circa
105mila operazioni, dirette a 90 mila imprese toscane per un totale di
circa 7 miliardi di euro. Gli intervento del Fondo hanno riguardato il 95
per cento delle operazioni: il restante 5 per cento è costituito da
interventi in controgaranzia, composti per l’85 per cento da Fondo stesso e
per il 15 per cento dalla sezione speciale costituita da Regione Toscana
che ha garantito, nei mesi del 2020 in cui ha operato, prestiti per più di
50 milioni relativi a finanziamenti di oltre ottanta.
Sul futuro è sempre il direttore dell’Irpet Casini Benvenuti ad ipotizzare
una previsione. “Una Regione come la Toscana così forte per export e
turismo – dice – con la contrazione degli scambi internazionale che la
pandemia ha provocato ha subito gravi perdite. Il Pil a fine anno potrebbe
segnare un meno 13 per cento, pari a quasi 200 miliardi di euro. I nuovi
ingressi nel mondo del lavoro si sono bloccati. Se la pandemia sarà
arginata anche l’economia riprenderà, probabilmente accompagnata da
un’immediata euforia che farà risalire la domanda. Nel 2021 il Pil
potrebbe recuperare il 5 per cento. Le potenzialità ci sono, ma vanno
conservate le imprese perché altrimenti quella domanda si dirigerà
altrove”.