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Da un lato c’è la scadenza, imminente, del 31 dicembre 2020, quando
stabilimenti balneari e locali affacciati sul mare (ma anche sulle acque
interne nei punti di ormeggio) si vedranno scadere le concessioni demaniali
di cui al momento usufruiscono. Dall’altro c’è il rinvio di quindici anni
già previsto nel 2018 da una norma nazionale, ma di difficile attuazione e
contestata dalla giustizia amministrativa. Nel mezzo emerge l’esigenza di
tutelare turismo e aziende danneggiate dalla crisi economica innescata
dalla pandemia da coronavirus, che una proroga delle concessioni fino al
2033 appunto aiuterebbe. Il rischio è quello di un cortocircuito che
blocchi tutto. Così le Regioni, con una sola voce, chiedono al Governo di
fare entro novembre chiarezza.
“La volontà comune è quella di sostenere le imprese balneari e i
concessionari dei punti di ormeggio anche nelle acque interne – spiega
l’assessore all’economia e al turismo, Leonardo Marras – Per questo ci
rivolgiamo al Governo affinché prenda una posizione definitiva che affermi
con chiarezza la validità delle estensione delle concessioni fino al
2033”. “Come Toscana – aggiunge – abbiamo già dal 2019 linee guida
pronte per applicare la norma approvata dal Parlamento nel 2018 e stiamo
lavorando per definirne le modalità di applicazione, anche per la nautica
da diporto, sia per quanto riguarda gli ormeggi gestiti direttamente dai
Comuni sia per quelli gestiti dal demanio idrico regionale”.
Chiarezza si rende necessaria perché nel frattempo alcune sentenze di Tar
regionale hanno per l’appunto giudicato illegittima la proroga delle
concessioni fino al 2022, evidenziando dubbi sulla prevalenza della legge
nazionale rispetto all’ordinamento europeo e dunque sulla oramai
famosissima e controversa direttiva Bolkestein recepita dall’Italia nel
2010.
La sottocommissione “demanio marittimo” della Conferenza delle Regioni,
istituita all’interno della Commissione infrastrutture, trasporti e governo
del territorio, ha approvato ieri un ordine del giorno con cui chiede al
Governo l’emanazione di “uno o più atti che chiariscano in via
definitiva la piena vigenza del regime di proroga” in virtù anche della
situazione eccezionale causata dalla pandemia Covid. Il decreto
“Rilancio” approvato a maggio, nel pieno dell’emergenza sanitaria ed
economica, aveva infatti confermato la proroga , motivandola con la
necessità di rilanciare il settore e con ‘l’esigenza di contenere i
danni, diretti e indiretti, causati dall’emergenza epidemiologica”. La
possibilità del resto di derogare ai termini previsti in caso di
situazioni eccezionali era già prevista dalla stessa direttiva Bolkestein.
E le Regioni ritengono che la pandemia rientri ampiamente in questa
evenienza.