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Sanificazione, mascherine, gel, disinfettanti e chi più ne ha più ne metta: sono tantissime le spese che a causa del Covid-19, imprenditori, commercianti e professionisti hanno dovuto affrontare per mettersi in regola e garantire tutte le necessarie e doverose misure di sicurezza. E questo è stato fatto, con sacrificio e responsabilità. Ma lo stato, ancora una volta, ha tradito le promesse e nel momento dell’effettivo bisogno si è tirato indietro. Perché ai titolari di partita IVA il Governo, attraverso l’Agenzia delle Entrate, aveva promesso un rimborso, sotto forma del credito di imposta, pari al 60% delle spese effettivamente sostenute per la sanificazione degli ambienti, l’acquisto di dispositivi di protezione individuale come guanti, mascherine, visiere, prodotti detergenti e disinfettanti, e ancora termometri, termoscanner e molto altro. Con il provvedimento dell’11 settembre 2020, l’Agenzia delle Entrate ha disposto che questa percentuale è ridotta drasticamente al 15,6%.
“Il bonus è diventato un malus, poco più di una mancia, e ancora una volta gli imprenditori sono rimasti scottati dalle promesse di un Governo che predica bene e razzola male” – ironizza amara la presidente di Confcommercio Provincia di Pisa Federica Grassini: “Un’azienda che ha investito 100 mila euro in sicurezza anti-covid si vedrà riconosciuto un credito di appena 15 mila euro, se questa non è una beffa poco ci manca. Aziende, imprese, commercianti, professionisti che in tempi di grandissima difficoltà e in un diffuso quadro di illiquidità hanno investito soldi propri per garantire la sicurezza di tutti e limitare le occasioni di contagio, oggi si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Quando si tratta di prendere, non ci sono sconti o mezze misure: quando è il momento di dare e venire incontro alle necessità delle imprese, allora le cose cambiano drasticamente. Invece di sostenere la ripresa, l’operazione alchemica del Governo è paradossale, perché trasforma l’oro in metallo, e invece di sostenere la vita delle imprese, in un momento straordinariamente critico, ne accorcia ulteriormente l’esistenza”.
“E’ necessario e non procrastinabile che il Governo provveda ad un rifinanziamento urgente dello stesso fondo e ad innalzarne l’importo a beneficio delle oltre un milione e duecento mila imprese italiane che ne hanno fatto richiesta” – conclude la presidente Grassini.