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“Da un recente studio realizzato dalla Regione Toscana emerge che negli ultimi dieci anni il numero di aziende agricole è quasi dimezzato. Prima della pandemia, il valore aggiunto di agricoltura e agroalimentare toscano ammontavano a 3,2 miliardi di euro, di cui 2 miliardi (pari al 70%) strettamente collegato alla produzione agricola. Una forte incidenza la registrava la produzione vitivinicola e le produzioni zootecniche. Complessivamente l’export dell’agroalimentare registrava un valore di 1,8 miliardi di euro e corrisponde al 7% delle esportazioni toscane e al 6% delle esportazioni agroalimentari nazionali. L’utilizzo dei fondi europei nell’agricoltura sarà fondamentale perché le risorse comunitarie sono le uniche, insieme al cofinanziamento nazionale e regionale, a disposizione per le politiche regionali in favore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale”.
La Regione Toscana ha avuto, all’interno della programmazione 2014 – 2020, una dotazione finanziaria complessiva di quasi 1 miliardo di euro, ai quali l’UE ha contributo per il 43,12%, lo Stato per il 39,82% e la Regione per il 17,06%. Questa fonte di finanziamento e di sostegno al settore agricolo è messa in discussione da una prospettiva di tagli a livello comunitario che, di concerto con il Governo nazionale, dovremo assolutamente cercare di sventare”.
“Il nostro paese rischia di perdere fino a 3 miliardi di euro con la nuova programmazione agricola comunitaria e questo rischia di mettere in ginocchio un intero settore. Durante l’emergenza il mondo agricolo non si è mai fermato, ma a questo suo sforzo non bastano le parole di ringraziamento, occorre che la politica regionale riesca a mettere in atto nuove azioni concrete per fronteggiare sia la necessaria liquidità alle imprese, ma anche per salvaguardare le nostre produzioni di eccellenza rispetto a concorrenti internazionali sleali e privi di scrupoli. Da questo punto di vista sarà necessario uno sforzo della Regione anche in termini di promozione dei nostri prodotti sui mercati internazionali. Le nostre eccellenze hanno infatti bisogno di essere adeguatamente valorizzate per recuperare valore sul mercato e garantire un’adeguata remunerazione alle imprese. Non possiamo lasciare solo il mondo dell’agricoltura e della pastorizia costretta a lavorare con prezzi al ribasso e senza garanzie alcune”