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Più povertà, forte rischio di dispersione scolastica per i più piccoli, situazione complessa per le persone fragili e gli anziani che hanno subito più di altri la quarantena relazionale e aumento delle disuguaglianze. Sono le conseguenze sociali ed economiche della pandemia già evidenti nelle fasce più deboli della popolazioni. In particolare, secondo Federsolidarietà – Confcooperative è drammatica la situazione per gli anziani: gli over 65 secondo l’Agenzia Regionale della Sanità toscana, saranno 1/3 della popolazione regionale nel 2050 e 240.000 vivranno soli. Si stimano circa 75.000 anziani non autosufficienti, di cui circa il 40% in condizione di non autosufficienza grave.“Occorrerà ripensare il modello delle Rsa e, più in generale, dei servizi rivolti alla popolazione anziana fragile facendo tesoro delle esperienze maturate durante la gestione della pandemia da Covid-19. L’auspicio è che si apra adesso una riflessione a largo raggio sul tema dell’assistenza agli anziani, attualizzando il sistema delle Rsa, come la cooperazione aveva già suggerito di fare prima della pandemia che ha mostrato in modo evidente alcuni limiti ed aspetti critici”, dice Alberto Grilli, presidente di Confcooperative – Federsolidarietà Toscana, commentando il documento predisposto dall’esecutivo di Alleanza Toscana contro la povertà per superare la crisi, firmato da Acli Toscana APS, Anci Toscana, Arci Toscana APS, Caritas Toscana, Cisl Toscana, Confcooperative – Federsolidarietà Toscana, CGIL Toscana, Legautonomie Toscana e Uil Toscana.
“In Toscana il sistema ha retto, sia per l’assistenza agli anziani che ad altre categorie di soggetti in fragilità estrema come i senza dimora: un terzo settore maturo è stato in grado di riconvertire, ad esempio, i dormitori in strutture operative 24 ore su 24 per consentire di rimanere in quarantena anche a chi non ha una casa. Gli operatori impegnati in questo tipo di servizi a bassa soglia hanno lavorato esponendosi al pari dei medici e degli infermieri. Adesso dovremo fare anche una ricognizione sullo stati di salute della cooperazione che ha dato un contributo cruciale nella gestione dell’emergenza, ma rischia di uscire indebolita”. “Dobbiamo ancora valutare gli effetti complessivi della pandemia sul sistema toscano della cooperazione – aggiunge Grilli -. La cooperazione sociale fa della resilienza la propria ragion d’essere ma molte cooperative, che pure hanno garantito ai propri dipendenti e collaboratori la continuità salariale nel momento in cui i servizi di riferimento sono stati bloccati per il lockdown, ad esempio quelli educativi e sociali, adesso devono fare i conti con l’impatto sui bilanci. Serve sostegno per una fetta del terzo settore che ha mostrato di essere all’altezza di una sfida enorme, senza lasciare indietro nessuno. In attesa di un bilancio sullo stato di salute della cooperazione sociale toscana, il sistema si sta già preparando ad affrontare l’autunno, in vista di una eventuale seconda ondata che non dovrà trovarci impreparati”.
“Per arginare questo dramma sociale che si va prospettando, è necessario – continua Grilli – che la governance pubblica, nei diversi livelli dei processi di pianificazione e programmazione, si avvalga dell’apporto sussidiario di una pluralità di soggetti del Terzo Settore capaci di dilatare il perimetro del pubblico e aumentare la diffusione e l’efficacia della realizzazione degli interventi, con una modalità di amministrazione condivisa. Sono quelle realtà che hanno dimostrato, soprattutto in questa fase, di essere parte essenziale e integrante del ‘sistema toscano’ di welfare”.