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Annunciata la lettera del presidente Rossi nel pomeriggio ieri è partita. Destinari: i ministri dell’Interno Lamorgese e della Salute Speranza. Obiettivo: ridurre il rischio di nuovo focolai Covid-19 innescati
da chi giunge da Paesi extra-Ue o extra-Schengen e dai loro successivi contatti. Il problema è quello dell’autodichiarazione che ogni passeggero dovrebbe compilare, indicando il proprio stato di salute e il domicilio (oltre ad un contatto telefonico) dove effettuare i quattordici giorni di isolamento fiduciario. Non tutti lo fanno. Non velocemente quei dati vengono registrati sulla piattaforma informatica, in modo da programmare
monitoraggio, test diagnostici specifici e indagine epidemiologica. Ogni giorni, secondo i dati in possesso della Regione, tra gli aeroporti di Firenze e Pisa atterrerebbero circa quattrocento persone provenienti da
Paesi extra-Ue. Soggetti che non si registrano nel sito regionale. E poi c’è chi atterra altrove in Italia (e poi magari si sposta in Toscana) o che fa scalo in area Schengen.
Così Rossi propone ai ministri due soluzioni: obbligo di compilare l’autocertificazione al momento dell’acquisto del biglietto aereo o comunque prima della imbarco. Così fanno ad esempio nel Regno Unito e in questo modo all’arrivo potrebbe scattare in automatico la sorveglianza sanitaria e ogni Regione avrebbe immediata notizia di tutti i viaggiatori che entrano sul proprio territorio. Oppure, seconda soluzione, il controllo del passaporto per chi arriva in Italia da Paesi extra-Ue facendo scalo in Paesi di area Schengen. In questo caso chiaramente diventa fondamentale la
collaborazione delle forze di polizia aerea.
Oltre ai voli extra Ue Rossi individua anche un altro fronte da aggredire: quello della movida estiva, su cui impegnare le forze per contrastare il rischio di una ripresa dei contagi. Il caso della Spagna e in particolare della costa catalana, ma anche i più recenti casi in Italia, dimostrerebbero una relazione forte tra nuovi focolai, vita notturna – dove
le distanze e le precauzioni sono più difficili da mettere in pratica- ed abbassamento dell’età media dei positivi.
“L’idea – spiega Rossi – è dunque quella di lanciare una campagna di screening sierologico e con tamponi molecolari, a campione e su base volontaria, nei luoghi dove la movida ha una maggiore rilevanza”. Il presidente pensa prima di tutto, visto che siamo in estate, alle città di mare e balneari e alle città d’arte”. “E’ un suggerimento molto giusto che arriva dal professore Andrea Crisanti – conclude Rossi – E mi sembra un buon modo per continuare a tracciare la diffusione del virus e prevenire lo sviluppo di nuovi focolai fuori controllo”.