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I cobas esprimono preoccupazioni per i lavoratori del teatro

C’è un mondo dietro le quinte del Teatro Verdi di Pisa, un mondo fatto di lavoratrici elavoratori che per il Teatro hanno e daranno l’anima mettendo a disposizione la loro professionalità, impegno e dedizione. Un mondo fatto di impiegati, addetti stampa, elettricisti, fonici, macchinisti, biglietteria, sicurezza, personale di sala e direttori artistici tutti con famiglie alle spalle. Sono: “I Fantasmi per l’Opera”, senza che nessuno li veda, si aggirano per il Teatro affinchè si possa vivere la magia che solo uno spettacolo teatrale può dare. E’ grazie a loro che le varie Compagnie Teatrali la mettono in pratica e consente a chi siede nelle poltrone del Teatro di vedere e sentire come tutto si trasformi in realtà… La situazione adesso non è più la stessa: il Covid19, il lockdown hanno fatto sì che tutta la magia che ruota intorno al Teatro Verdi si fermasse e “i Fantasmi per l’Opera” si sono trovati ad affrontare, con ammortizzatori sociali e smart working la vita di tutti i giorni con la preoccupazione di non poter ripartire.

Una situazione difficile per tutti i lavoratori e le lavoratrici del teatro a tempo indeterminato, ma soprattutto per i cosiddetti stagionali: dopo comunicati, assemblee, mobilitazioni e un’audizione controversa e preoccupante della Presidente Paoletti Tangheroni, è stato portato in Commissione un documento unitario dell’assemblea. Nella discussione che ne è dopo comunicati, assemblee, mobilitazioni e un’audizione controversa e preoccupante della Presidente Paoletti Tangheroni, è stato portato in Commissione un documento unitario dell’assemblea. Nella discussione che ne è seguita, le sigle sindacali presenti (Cobas, CGIL, CISL) hanno evidenziato le problematiche e le preoccupazioni per l’occupazione e la prospettiva culturale, in assenza di un piano di rilancio della programmazione
degli spettacoli e i tagli che l’attuale Giunta ha effettuato per il Teatro Verdi. La discussione tra i consiglieri ha evidenziato come la maggioranza abbia assunto un atteggiamento attendista, quando non disinteressato, rispetto alla ripresa di una programmazione di qualità e a mantenere professionalità interne. A portare ancor più preoccupazione, ci sono situazioni contrattuali in scadenza o scaduti e una volontà da parte di chi dovrebbe avere una visione e un’iniziativa ampia, insufficiente nei contenuti e che le attuali condizioni economiche non possono e non devono ricadere sulle lavoratrici e lavoratori. Tutte queste figure sono state messe in discussione. In primis il Direttore Artistico Vizioli che grazie al suo operato, spirito di iniziativa e visione teatrale ha portato una
città intera sulle pagine di tutti i giornali nazionali aumentando abbonamenti e facendo innamorare una città del suo teatro. I tecnici sentir messa in discussione la loro professionalità e giudicati costosi come un premio Nobel. Servizio
Comunicazione/ addetto stampa, esternalizzato anziché formare il personale già in loco, gli addetti alla biglietteria e il personale di sala lasciati lì, in attesa di una possibilità di ripartire per mettere a disposizione il loro operato invece che vivere nel dubbio.

In questi giorni le lavoratrici e i lavoratori si sono sentiti tutti quanti traditi e offesi, dalle parole e dalle iniziative di chi gestisce il Teatro Verdi che in questo momento non ha una visione a medio-lungo termine ma usa parole come: riqualificare, cottimo, service, consulenti, partite Iva, esternalizzare, convegno, anziché: idee, coraggio,
volontà, professionalità, competenza, ripartenza. Ci aspettavamo da parte di questo CDA con capofila la Presidente Patrizia Paoletti Tangheroni più spirito d’iniziativa, coinvolgendo tutti coloro che ruotano nel Teatro,
e non una visione dello stesso come una scatola chiusa da noleggiare alle varie Compagnie Teatrali. L’iniziativa di un mese al Giardino Scotto non può bastare e nonsi possono far passare le lavoratrici e i lavoratori come un costo che toglie agli artisti la loro parte di compenso. Una parte di responsabilità è anche del Comune di Pisa che con il contributo di 150mila euro (una miseria per poter progettare e realizzare spettacoli) non investe di più e non pretende che la città di Pisa torni a vivere il suo Teatro patrimonio di tutti i cittadini, che hanno dimostrato, con la rinuncia dei rimborsi degli abbonamenti, l’attaccamento, l’amore per il Teatro Verdi e che si aspettavano una ripartenza in sicurezza delle attività teatrali. AVERE UN TEATRO CHIUSO E’ COME VOLER FARE IL
PANE SENZA FARINA!