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Alla fine è arrivato anche il sangue nella terra di nessuno, in Piazza Vettovaglie e dintorni: i giornali riportano di almeno due accoltellamenti e bottigliate soltanto negli ultimi sette giorni, che si aggiungono ad un elenco ormai lungo. Alla fine, insomma, interviene anche la violenza a rendere ancora più insonni e intollerabili le notti nella terra di nessuno.
Che saremo arrivati a questo punto era molto prevedibile: i segnali, del resto, c’erano tutti e da tempo. Il Gruppo Vendesi-Vettovaglie li aveva posti in evidenza, pubblicamente e con ripetuti incontri con le istituzioni, insieme al Coordinamento.
La situazione di profondo degrado è stato il concime degli ultimi sviluppi criminali della Piazza e dintorni.
È un problema che coinvolge tutti, residenti e commercianti. Ma ha delle radici molto precise: i fenomeni di criminalità violenta, cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, dipendono in larga misura da un atteggiamento gravemente lassista delle istituzioni (quelle precedenti, in particolare, ma non soltanto) rispetto ai temi della sicurezza, dell’ordine pubblico e della tutela dei diritti nella Piazza e nelle zone adiacenti. La zona è stata trattata come terra di nessuno, zona franca: e queste sono le drammatiche conseguenze. Quando si tollera che i vicoli della città siano immersi nell’urina, talvolta nelle feci; quando si lasciano i residenti, inermi, a contemplare il mercato dello spaccio e i sistematici e impuniti comportamenti di disturbo della quiete pubblica…queste sono inevitabilmente le conseguenze. È la teoria delle finestre rotte. Finché ne rimane una rotta, tutte le altre sono destinate alla stessa fine. Bisogna aggiustarle tutte, una ad una: soltanto risolvendo il problema del degrado e garantendo la legalità si può sperare che la spirale di criminalità violenta si riduca. Anche i commercianti lo chiedono a gran voce perché sono vittime della stessa situazione.
Il tempo – sempre troppo lungo – per le chiacchiere è definitivamente esaurito, per tutti: soprattutto per le istituzioni. I fatti degli ultimi giorni suonano come il riconoscimento di un clamoroso fallimento. Le strategie adottate non sono obiettivamente sufficienti. La realtà si incarica di smentire ogni proclama: i fatti sono più duri delle parole. Servono azioni urgenti, lo ripetiamo, con il Coordinamento, da anni:
– Occorre stabilire un presidio fisso e dinamico interforze nella Piazza, anche insieme alla Polizia Municipale. La legalità deve tornare fisicamente nei luoghi abbandonati. La presenza delle forze dell’ordine avrebbe effetti deterrenti rispetto ai comportamenti più gravi, come un accoltellamento sulla pubblica via. Se le risorse in termini di uomini e di mezzi non lo consentono, il Prefetto lo riconosca. I cittadini sapranno allora rivolgere le proprie istanze al Governo e, in particolare, al Ministro degli Interni, cui competono le decisioni in ordine alla distribuzione delle risorse.
– Alla base, serve riportare il senso concreto del rispetto delle regole nella terra di nessuno. Alla violazione delle regole corrispondono puntualmente sanzioni. Occorre superare il diffuso senso di impunità. Le regole non sono fumo negli occhi.
L’Amministrazione Comunale, coordinandosi con Prefetto e Questura, come avviene in altre città, deve concentrare, nei prossimi mesi, i suoi maggiori sforzi nei controlli e nell’applicazione di sanzioni in relazione ai noti comportamenti di disturbo della quiete pubblica e che generano degrado. Non soltanto nei confronti degli esercizi commerciali ma anche degli utenti individuali. L’Assessore Pesciatini ha prospettato questa soluzione (sanzioni individuali, verso gli utenti): è ora di renderla concreta; lo chiediamo da tempo.
Queste misure sono le uniche in grado di arrestare il declino di una parte significativa del centro storico.