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Mentre Giani si riempie la bocca di made in Tuscany, un’eccellenza assoluta della nostra regione sta soffrendo per colpa di scelte sbagliate della politica. Da quanto la Mukki ha cambiato proprietario, gli allevatori del Mugello hanno visto il prezzo del latte passare da 40 a 36 centesimi al litro in una notte. Un calo del 10% per un prodotto di qualità assoluta, premiato a livello nazionale e internazionale, che la Regione non ha mai voluto valorizzare adeguatamente. Il risultato è che oggi un’azienda a partecipazione pubblica paga un prodotto paragonabile al Barolo come se fosse vino scadente in cartone. Questo è intollerabile: serve un cambio di passo. La nostra proposta è quella di avviare un percorso di ripubblicizzazione della Mukki e il primo step, da parte della Regione, deve essere quello di acquistare le quote attualmente in mano ai Comuni. Se vogliamo davvero tutelare il made in Tuscany le parole non bastano, bisogna investire nel prodotto, nella produzione d’eccellenza e dare una mano alle aziende a penetrare i mercati esteri. Negli ultimi due anni la Regione ha smesso anche di fare questo. Ed è il momento di invertire questo trend”.
Così Irene Galletti, candidata del Movimento 5 stelle alla presidenza della Regione, che ieri mattina ha visitato la fattoria storica Palagiaccio a Scarperia, nel cuore del Mugello, insieme ai candidati del territorio al Consiglio regionale, Maurizio Gori e Tommaso Romagnoli. Il Palagiaccio è la principale azienda agricola mugellana che ancora fornisce il latte fresco alla Mukki: circa 60 quintali al giorno, il 50% della produzione quotidiana garantito dalle 990 frisone che occupano i circa 500 ettari di terreno, abbeverandosi dalla stessa fonte che scorre sotto il monte Panna, da cui deriva l’omonima acqua minerale.
“Questa – prosegue Galletti – non è solo un’azienda d’eccellenza ma è uno dei punti di forza di una filiera unica che dobbiamo promuovere sempre di più. Presto porteremo in Consiglio regionale un atto per chiedere l’avvio di un percorso di ripubblicizzazione della Mukki e valorizzazione del territorio. A quel punto vedremo se chi parla di Made in Tuscany ci crede davvero. O se sono solo parole vuote”.