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La Belle Époque della malamovida è tornata. Per festeggiare il Santo Patrono, folle di persone hanno invaso il centro storico cittadino, in particolare Piazza delle Vettovaglie e dintorni, con un baccanale tipico di qualche anno fa. Si è tornati con gioia e rischi per la salute ai ”bei tempi” di prima della pandemia; tempi che hanno devastato e reso invivibile Pisa.
Le misure prese sotto il segno del contenimento degli assembramenti sono state travolte, come testimoniano i residenti della zona. Assistiamo ancora alle violazioni dei diritti fondamentali dei cittadini alla quiete, al riposo, alla libertà di circolazione, al rispetto dei beni pubblici. Sono mancati ancora controlli adeguati di Stewart e di Forze dell’ordine.
Il provvedimento del Sindaco sulla riapertura dei locali di somministrazione non è stato e non è sufficiente. Su questo unico mercato di utenti si gettano avidamente gli interessi commerciali, sostenuti dalle lobby degli esercenti. Domina incontrastata l’economia della notte, tra cui lo spaccio di droga, che tanti danni ha arrecato alla città e a suoi abitanti e che la sta spopolando. Si odono ancora inni alla libertà di fare a Pisa “quello che si vuole”, senza rispetto per i suoi abitanti e i suoi monumenti. E pensare che la grande massa degli studenti non è ancora rientrata (anche se non tutti sono responsabili di questi sfacelo).
La situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica torna ad essere gravissima, per questo il Coordinamento chiederà al Prefetto una convocazione urgente del Tavolo di coordinamento della sicurezza urbana per poter esporre, ancora una volta, le proprie proposte, prima che il Sindaco rinnovi (o modifichi) l’ordinanza di riapertura.
Verranno rinnovate le richieste imprescindibili formulate al Sindaco e al Prefetto, tenendo conto anche di quanto viene chiesto dai Comitati fiorentini per la loro città. Ecco una sintesi.
1. PIAZZE PRESIDIATE. Le piazze e le strade della movida devono essere presidiate, e non simbolicamente, da vigili e forze dell’ordine, con modalità fisse e dinamiche, anche dopo la chiusura dei locali.
2. ORARI DEFINITI. Imporre a tutti i locali di qualsiasi genere la chiusura all’una. Pena sanzioni pecuniarie e di fermo attività
3. ALCOL DA ASPORTO. Impedire l’asporto di alcol: si consuma ai tavoli o in piedi, ma non fuori dal perimetro del locale.
4. REGOLE AI MINIMARKET. Impedire ai minimarket di fare i fornitori di bevande alcoliche che vengono consumate nelle strade e nelle piazze (e i minorenni sono degli specialisti in materia): vietata la vendita a chiunque dalle 19 in poi.
5. DISTANZIAMENTO FISICO. I locali devono far rispettare il distanziamento fisico di un metro (e l’uso alternativo delle mascherine) ai loro clienti con steward competenti e preparati in servizio permanente (e chi non fa rispettare la norma ne risponde).
6. SANZIONI. La movida si svolge soprattutto nella Zona Rossa dove è applicato il regime del DASPO urbano ed è per questo dotata di telecamere di videosorveglianza, che non vengono utilizzate per individuare e colpire i responsabili dei comportamenti illeciti, utenti ed esercenti. La situazione di impunità accresce la degenerazione del fenomeno.
7. EMISSIONI SONORE. Emanazione da parte del Sindaco di regole e controlli relativi all’inquinamento acustico coerenti con gli orari proposti, mediante una ordinanza a tempo per poi far proseguire l’iter ordinario del regolamento antirumore che il Consiglio comunale non ha ancora approvato. Dotazione da parte dei locali che vogliono fare musica di impianti con autolimitazione dei livelli di emissione.
8. BAGNI ACCESSIBILI. Bagni pubblici accessibili nelle zone della movida a un costo ridotto. Aggiungere bagni chimici ove necessario.
9. Centralino della Polizia Municipale. Da potenziare sia nei giorni della movida, sia nei restanti della settimana per chiamate urgenti. Sono numerose e costanti le chiamate senza risposta o con invito di rivolgersi alla Polizia di Stato; quest’ultima ai Carabinieri. Occorre un protocollo trasparente in ordine alla competenza sulla gestione della sicurezza e della quiete pubblica: il cittadino deve conoscere i referenti istituzionali cui può rivolgersi, ogni giorno della settimana. Divieto di rispondere “non ci sono mezzi disponibili”.