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Ecco l’algoritmo della FIGC. Il documento, svelato da Sportitalia, che può decidere la classifica di Serie A, B e C in caso di stop definitivo prima del termine della stagione. Un’assicurazione, come l’ha definito il presidente Gabriele Gravina, perché prevede un modello matematico per ponderare le classifiche nell’impossibilità di concludere regolarmente i campionati.
Perché serve un algoritmo? La premessa è che la sospensione per la pandemia è arrivata in un momento nel quale tutte le classifiche avevano delle evidenti disparità. In Serie A, otto squadre avevano una gara in meno delle altre; in Serie B, due squadre erano indietro; in Serie C, gli interi gironi A e B avevano ben sei partite di ritardo rispetto al raggruppamento meridionale, il C. Nell’eventualità di un nuovo stop, o che il campionato non dovesse poter ripartire per l’eventuale (e ovviamente da scongiurare) riaffiorare dell’emergenza sanitaria, è però necessario un meccanismo che consenta di dare omogeneità alle classifiche. In soldoni: speriamo tutti di non doverci fermare, ma se dovesse accadere può capitare che questa situazione si ripresenti. Ed è inevitabile fare ricorso a un criterio univoco per determinare piazzamenti, promozioni e retrocessioni (vedremo in seguito perché la FIGC ritiene che lo Scudetto possa essere un discorso diverso). Lo chiede, anzitutto, la UEFA, che ha previsto obiettività, trasparenza e non discriminazione quali criteri per valorizzare il merito sportivo anche in caso di stop. Che è appunto, l’obiettivo dell’algoritmo.
I criteri. Il documento svelato in anteprima da Sportitalia, nelle sue 13 pagine, individua determinati criteri ben precisi da cui partire. Anzitutto, il numero delle giornate validamente disputate e il numero delle gare validamente giocate da ciascuna squadra, sia in casa che in trasferta. Poi, punti totali raccolti nel campionato e quelli effettuati da ciascuna squadra nelle gare validamente giocate, con attenzione a quelli fatti in casa e quelli fatti in trasferta. Ancora, il numero delle gare ancora da giocarsi e la verifica di quante di esse siano in casa e quante in trasferta. Da ultimo, la differenza reti, sia in casa che in trasferta. Su questo punto, è bene fare una precisazione: la stessa FIGC evidenzia infatti come questo criterio abbia una sua importanza perché di fatto, sia in Serie A, B o C, che in Champions League o durante i Mondiali, è un fattore dirimente (seppur non il primo) nel caso di ricorso alla classifica avulsa. Fare riferimento agli scontri diretti, infatti, è impossibile in astratto, perché non è detto che, nell’eventualità di una sospensione definitiva, ciascuna squadra abbia giocato entrambi gli scontri diretti (sia andata che ritorno) con il rispettivo avversario.
I tre elementi di calcolo. Sulla base di questi criteri, la FIGC individua tre elementi che vanno a costituire il modello matematico. La cui finalità, ricordiamo, è valorizzare il più possibile il merito sportivo, anche in uno scenario che di per sé lo mortifica quale la conclusione anticipata e definitiva del campionato. Nello specifico, i tre elementi sono: a) punti in classifica conquistati in gare valide; b) media punti (rapporto tra punti conquistati e gare giocate); c) indice di redditività delle reti (rapporto tra reti segnate e punti conquistati). Non tutti e tre, però, sono valutati allo stesso modo: i punti conquistati concretamente “pesano” infatti al 100%, mentre la media punti è ponderata al 90%. E la redditività delle reti è in sostanza un correttivo, che pesa per il 10% nella formula finale.
La formula. Sembra complicata, ma basta spiegarla. Vi evitiamo la complicata espressione matematica della formula. In sostanza, è una sommatoria dei punti effettivamente conquistati, più la proiezione dei punti (che somma le restanti gare in casa più le restanti gare in trasferta, in entrambi i casi moltiplicate per la media punti e poi valutate al 90%), più la proiezione dei punti sulla base della redditività delle reti (la media dei gol segnati nel campionato più la differenza reti del club interessato, ponderate al 10%). Un meccanismo all’apparenza complesso e sicuramente tale anche nella spiegazione (che abbiamo provato a rendere il più comprensibile possibile) che troverebbe applicazione ove non sia possibile portare a termine nei tempi necessari il campionato. Una ulteriore condizione, infine, è al momento oggetto di valutazione (se ne discuterà negli incontri di questi giorni e poi nel Consiglio Federale dell’8 giugno): l’algoritmo potrebbe essere applicato solo nel caso che si giochino almeno tre partite dopo la ripresa del campionato. Per la Serie A (ci si augura) non dovrebbe essere un problema; per la Serie B è in corso di svolgimento l’assemblea che deciderà sulla ripartenza; per la Serie C (ove questa condizione fosse confermata) l’algoritmo così disegnato non sarebbe applicabile se il campionato non ripartirà.