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“Al solito, si continuano ad applicare due pesi e due misure, guarda caso sempre a favore la grande distribuzione” – Torna sul tema Federico Pieragnoli, il direttore di Confcommercio Provincia di Pisa: “Non si capisce ad esempio perché nei negozi di vicinato il distanziamento obbligatorio è di 1,80 mt, mentre per la grande distribuzione può restare ad un metro, come prescrive anche la legislazione nazionale. Non credo che il virus abbia preferenze in questo senso. La sicurezza pubblica e quella dei lavoratori è una priorità assoluta indiscutibile perr tutte le imprese, ma non può diventare l’ennesimo pretesto per alimentare una nuova, implacabile e paralizzante burocrazia degli adempimenti impossibili. Intanto, in una ottica di coerente e fattiva semplificazione, la nostra federazione ha proposto la stipula di un protocollo condiviso al documento di valutazione dei rischi, speriamo che ci ascoltino”.
Secondo il direttore, altro punto critico dell’ordinanza regionale è l’aspetto relativo al controllo giornaliero della salute dei dipendenti: “Si affida ai datori di lavoro la responsabilità, anche penale, di misure che si configurano come vere e proprie “prestazioni impossibili”, a partire dal controllo della temperatura. Come può il titolare di un’attività e di una impresa commerciale garantire ed essere responsabile della salute dei suoi dipendenti e, assicurare che non ci siano i sintomi della malattia, neanche fosse egli estesso un medico? Da anni agli imprenditori si chiede di tutto, ma addirittura garantire sullo stato di salute dei dipendenti è davvero troppo!”.
“Per mostrarsi vicini alle imprese e alla famiglie, i provvedimenti della politica debbono essere equi, legittimi e pieni di buonsenso, senza esasperare le differenze e portando rispetto al mondo delle piccole e medie imprese, che sono il tessuto portante della nostra economia” – auspica e conclude Pieragnoli: “Per fare solo un esempio, di concreto ed efficace sostegno concreto alle Pmi e professionisti per affrontare l’emergenza, la Toscana potrebbe prendere spunto dall’Emilia Romagna che già da settimane ha istituito un fondo di 10 milioni di euro da destinare ai Confidi per abbattere i costi delle pratiche di finaziamento”