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Sono stati cinque giorni di lavoro intenso e di scambio, dal 25 al 30
marzo. Si è conclusa la missione in Toscana della delegazione cinese di 14
tra medici, infermieri ed esperti di sanità della Commissione provinciale
per la salute della regione di Fujian. Durante il loro soggiorno hanno
partecipato ad attività di formazione attraverso una serie di
videoconferenze dedicate al personale sanitario toscano impegnato sulla
gestione dell’emergenza Covid-1.
“La Cina ha sviluppato una forte conoscenza di questo virus – ha detto
l’assessore Stefania Saccardi – e siamo grati all’ambasciata cinese in
Italia e al consolato in Toscana che hanno permesso e favorito la visita
della delegazione che ha portato ai nostri operatori la propria esperienza
fornendo un supporto preziosissimo. Sono certache grazie alla condivisione
degli sforzi della ricerca e della collaborazione tra sistemi sanitari
potremo farcela,sconfiggere insieme la malattia e salvaguardare la salute
pubblica . Questa battaglia si vince solo attraverso sforzi condivisi”.
I sanitari cinesi hanno portato il bagaglio della loro esperienza maturata
sula campo e confermato l’impegno della comunità scientifica cinese, in
collaborazione con scienziati di tutto il mondo, di proseguire senza sosta
nella ricerca clinica e di laboratorio sul Covid-19. Tra gli obiettivi
principali, arrivare quanto prima a dare risposte certe che riguardano la
possibilità di conseguenze cliniche a lungo termine per i pazienti più
gravi o la durata e l’efficacia della protezione fornita dalla risposta
anticorpale al virus.
Contagiosità e politiche di contenimento – I professionisti cinesi si sono
concentrati essenzialmente sulla necessità di attuare energiche politiche
di prevenzione primaria e contenimento sociale con l’obiettivo di
individuare rapidamente i soggetti positivi anche asintomatici data l’alta
diffusibilità del virus. Le caratteristiche epidemiologiche del virus
dettano i provvedimenti da prendere. L’alta contagiosità della malattia,
hanno spiegato – ha indotto a prendere provvedimenti molto drastici per
quanto riguarda l’identificazione delle fonti di contagio da Covid-19 e
l’immediato isolamento in quarantena del soggetto e dei soggetti con cui ha
avuto contatti stretti, insistendo nell’effettuare i tamponi nei casi in
cui esisteva un forte sospetto se il primo tampone risultava negativo (14%
dei casi). I cinesi hanno considerato “contatti stretti “ con i
positivi tutti coloro che sono entrati in contatto con il soggetto positivo
per valutare la possibilità che sia avvenuto il contagio (familiari,
amici, passeggeri autobus, ecc.). Tutti i positivi, eccettuato i sanitari
che vivevano da soli in un appartamento, sono stati ospitati in residenze
definite “ospedali a cabina quadrata” per iniziare quanto più
precocemente possibile il monitoraggio delle condizioni di salute e la
terapia che ha previsto in queste strutture sanitarie anche la
somministrazione di erbe della medicina tradizionale cinese. Gli ospedali a
cabina quadrata sono strutture abitative singole, fornite di letto,
collegamento wifi, pochi effetti personali dove i positivi permangono fino
al termine della quarantena sotto controllo di un infermiere.
Una grandissima attenzione è stata dedicata all’osservanza delle misure di
sicurezza non solo sociali (distanziamento) ma per gli operatori sanitari
(medici, infermieri, tecnici di laboratorio, …) dotati di strumenti di
protezione proporzionali a livello di rischio di contagio, misure che hanno
portato ad avere poco più di 1700 soggetti infetti e tutti verificatisi
nella fase iniziale dell’epidemia. Nelle fasi successive nessun sanitario
si è infettato.
Tamponi e programma di prevenzione – Sul piano diagnostico e strumentale
(tampone e test sierologici ) è emerso che in Cina e nella loro provincia
sono stati effettuati essenzialmente i tamponi orofaringei che nella
maggior parte dei casi risultano positivi dal secondo giorno dopo
l’infezione. I medici e infermieri cinesi hanno descritto la storia
naturale dell’epidemia nella Provincia di Fujian e hanno presentato una
relazione riguardante il Nuovo programma di prevenzione e controllo della
polmonite da Coronavirus (6a edizione) a cui è seguita una discussione fra
i presenti e le persone collegate in videoconferenza dalle diverse Aziende
sanitarie della Regione.
Diagnosi e trattamento della polmonite da Coronavisrus – E stata presentata
anche una relazione su Diagnosi e trattamento della polmonite da
Coronavirus in Cina nella quale sono stati illustrati i principi e le
modalità del trattamento delle infezioni da Covid-19 nelle diverse fasi di
evoluzione della malattia. Quindi, il medico di medicina tradizionale
cinese (MTC) ha illustrato il contributo della MTC al trattamento integrato
dell’infezione da Covid-19, realizzato nel 99% dei casi asintomatici o
paucisintomatici quindi non ricoverati in terapia intensive. Per questi
pazienti il trattamento è stato prescritto anche per telefono e senza una
diagnosi personale.
Nel caso di pazienti con polmonite interstiziale bilaterale è stato
effettuato un trattamento integrato di medicina occidentale e medicina
tradizionale cinese con un approccio multidisciplinare al paziente. Inoltre
hanno presentato la loro esperienza sull’uso del Tocilizumab nel
trattamento dei casi di Covid-19 e sui DPI. Le possibili complicanze gravi
della malattia, in particolare la polmonite virale, presente nel 5% dei
casi positivi della provincia del Fujian, ha portato all’immediata
ospedalizzazione dei soggetti.
La delegazione era arrivata all’aeroporto milanese di Malpensa, accolta
dall’ambasciatore cinese in Italia, Li YunHua, dal console generale cinese
a Firenze, Wang Wenghang, e dal presidente della Regione Toscana, Enrico
Rossi, che insieme ai tecnici di Estar ha preso nell’occasione in consegna
il materiale donato alla Regione: 10 apparecchi per la ventilazione
invasiva e 20 per la non invasiva, 20 monitor, 20.000 mascherine FFP2, 3000
tute di protezione, 3000 visiere e 300.000 mascherine chirurgiche.