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Le domando: “Ti leggevano delle storie a voce alta quando eri piccola?”
Lei mi risponde: “Mai. Mio padre era spesso via per lavoro e mia madre era troppo occupata”.
Le domando:“Allora da dove ti viene questa passione per la lettura ad alta voce?
Mi risponde: “Dalla scuola”.
Felice di sentire che qualcuno riconosce un merito alla scuola, esclamo, tutto contento “Ah! Lo vedi!”
Mi dice: “Non mi sono spiegata. La scuola ci proibiva la lettura ad alta voce. Lettura silenziosa, questo era già il credo dell’epoca. Direttamente dall’occhio al cervello. Trascrizione immediata. Rapidità, efficacia. Con un test di comprensione ogni dieci righe. La religione dell’analisi e del commento, da subito! La maggior parte dei bambini aveva una strizza enorme, ed era solo l’inizio! Tutte le mie risposte erano giuste, se vuoi saperlo, ma tornata a casa rileggevo tutto ad alta voce”
“Perché?”
“Per la meraviglia. Le parole pronunciate si mettevano a esistere al di fuori di me, vivevano veramente. E poi mi sembrava che fosse un atto d’amore, che fosse l’amore stesso”.
Con questo passo tratto dal libro Il diritto di leggere ad alta voce (Daniel Pennac) si è aperto il convegno “Leggere forte” all’interno di Didacta, la fiera dedicata al mondo della scuola che si chiude oggi a Firenze.
Un progetto, quello della lettura ad alta voce, che non si esaurisce in un solo anno scolastico. Un’iniziativa ambiziosa, quest’anno rivolta a tutti gli asili nido della Toscana, che intende diventare un metodo didattico.
Il progetto accolto con entusiasmo dal MIUR è stato proposto dagli assessorati all’istruzione e alla cultura della Regione Toscana e si avvale della collaborazione di Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), dell’Ufficio scolastico regionale per la Toscana e Cepell (il Centro per il libro e la lettura presso il Ministero dei beni culturali).
L’Assessora Regionale all’Istruzione Cristina Grieco ha espresso la grande soddisfazione di fronte alla platea gremita della “main hall” di Didacta, mentre il Prof. Batini dell’Università di Perugia, partner “operativo” del progetto, ha illustrato i molteplici benefici sui bambini, sui ragazzi, sull’intera famiglia, della lettura ad alta voce.
Non a caso secondo gli studi portati avanti dal gruppo di ricerca del dipartimento perugino di filosofia, scienze umane e della formazione “i ragazzi che leggono ad alta voce hanno maggiori capacità in matematica, in grammatica e nella comprensione” ed anche che “leggere a voce alta da piccoli significa entrare in maggiore empatia con l’interlocutore da più grandi”.
Insomma “Leggere forte” porta molti benefici, cosa di cui era già a conoscenza la Presidente della Conferenza educativa Valdera, Arianna Cecchini, la cui presenza a Didacta si è fatta notare. Già perchè la zona Valdera è stata una delle due aree scelte in via sperimentale dalla Regione Toscana per realizzare questo bel progetto in tutte le scuole. I ragazzi interessati dalla lettura ad alta voce sono infatti quelli nella fascia di età compresa tra i 3 e i 18 anni. La Presidente Cecchini, accompagnata a Didacta dal Presidente della Rete Costellazioni e Dirigente Scolastico Prof. Gianluca La Forgia, ha così commentato la sua partecipazione in rappresentanza della Valdera a Didacta “Si è respirato un bel clima, una bella voglia di avviare il progetto da parte dei molti docenti ed educatori intervenuti dalla Valdera” ha commentato Arianna Cecchini “Il fatto che la nostra area sia stata scelta da Regione Toscana per sperimentare questo innovativo metodo didattico è un’ulteriore conferma che nel nostro territorio c’è un terreno fertile per una progettualità avanzata e ci fa onore”.
“Da mamma – ha chiosato la Presidente Cecchini – posso anche dire che ho sperimentato in prima persona ciò che affermava il Prof. Federico Batini, ovvero che la lettura a voce alta è anche un metodo per rafforzare il legame genitore-figlio; quando una madre smette di cucinare, di fare le faccende, per sedersi e leggere un libro al proprio figlio fa una scelta ben precisa, si prende cura del piccolo. È un atto d’amore”.