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Un piano per la rinascita del Lago di Massaciuccoli: l’Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli ha presentato lo studio scientifico commissionato al professor Enrico Bonari dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna e alla sua equipe composta dal dottor Nicola Silvestri dell’Università di Pisa e dai dottori Tiziana Sabbatini, Vittoria Giannini e Daniele De Nisco della Scuola Superiore Sant’Anna. «Un’analisi approfondita del lago, delle sue caratteristiche e dei problemi da risolvere, una base scientifica solida che ci permette di individuare gli interventi da eseguire per riqualificare l’ambiente e migliorare la qualità dell’acqua – spiega il presidente dell’Ente Parco Giovanni Maffei Cardellini – coinvolgendo tutti i soggetti che hanno competenze sull’area». Adesso toccherà al tavolo tecnico, costituito da tutti gli enti coinvolti nella gestione del lago (Regione Toscana, i Comuni di Massarosa, Viareggio e Vecchiano, le province di Pisa e Lucca, il Consorzio di Bonifica, l’Autorità di Bacino, l’Ente Parco, l’Arpat), riunirsi e decidere la priorità delle azioni da intraprendere, facendo tesoro del processo partecipativo del ‘Contratto di Lago’ che ha coinvolto istituzioni, associazioni e cittadini. Ci sono già le risorse per i primi lavori: 18 milioni di euro stanziati dalla Regione Toscana, una parte dei quali saranno utilizzati per la realizzazione del tubo.one.5, il cosidetto ‘tubino’, un canale superficiale che immetterà le acque del Serchio nel Lago migliorandone così la salute. Una volta scelta la priorità dei successivi interventi, le risorse rimanenti potranno essere subito impiegate. «Inoltre la redazione di un piano di azione sarà la base per poter richiedere ulteriori finanziamenti, anche partecipando a specifici bandi» commenta il direttore dell’Ente Parco Riccardo Gaddi. «Da una soluzione ‘mitologica’, quella del tubone prima previsto, siamo passati al nuovo progetto della piccola derivazione, più efficace e compatibile con il territorio, che ci permette inoltre di risparmiare ed utilizzare i fondi rimanenti per importanti interventi complementari che hanno sempre l’obiettivo di migliorare e riqualificare l’acqua del lago – continua il presidente della commissione regionale ambiente Stefano Baccelli – arriviamo a questo risultato dopo la mozione che presentai nel 2017. A questi si aggiungono i lavori per l’ampliamento dell’impianto di fitodepurazione di San Niccolò che saranno effettuati dal Consorzio di Bonifica con un finanziamento regionale di 2 milioni».
Lo studio suddivide il Lago e il Padule in bacini e sottobacini e per ognuno individua interventi specifici zona per zona. Si va da opere di fitodepurazione e riallagamento per contrastare l’eccesso di nutrienti e la mineralizzazione, alla parziale ristrutturazione del sistema dei canali per immettere nel lago acqua pulita, fino al ripristino della coltura del riso biologico, una coltivazione storica per il lago e sostenibile per l’ecosistema. Previste anche piantumazioni e riqualificazioni paesaggistiche.
Il lago da decenni convive con problemi di diminuzione delle acque e torbidità, invasione di specie vegetali e animali non autoctone, eccesso di sostanze nutritive che derivano dai terreni agricoli. Nel corso degli anni sono stati eseguiti dai vari enti coinvolti alcuni lavori per contrastare il degrado ambientale, la novità è la creazione di una cabina di regia condivisa per tutto il lago che permetterà di agire collettivamente con l’obiettivo di far rinascere l’ecosistema.
L’area ricoperta corrisponde a 7 km quadrati per un volume di 10-15 milioni di metri cubi che arrivano a 37-48 se si aggiungono i canali e la zona collegata del Padule. Il volume varia durante l’anno, nei mesi estivi e durante i periodo di siccità è minore. Numerosi sono i canali sia in entrata sia in uscita: ogni giorno in media vengono filtrati dai 20 ai 24mila metri cubi di acqua. Le aree agricole sono più sviluppate nella zona meridionale, dal 2005 ad oggi è diminuita la coltivazione del mais e sono cresciute colture meno idroesigenti come gli ortaggi, l’incolto è al 12% (media Toscana 20%); nella zona settentrionale il 48% dei terreni agricoli sono incolti.