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Il monumento dedicato ai sanminiatesi vittime sul lavoro è diventato realtà. La promessa fatta dalla delegazione del Comune di San Miniato in visita ad Aigues-Mortes lo scorso 17 agosto, per ricordare quando 125 anni fa, il 17 agosto 1893, persero la vita dieci italiani, è stata mantenuta. Lavoro salario dignità libertà è il titolo della scultura realizzata dall’artista Marcello Scarselli, apposta sulla facciata della Casa Culturale, in piazza Giulio Scali a San Miniato Basso, e dedicata ad Amaddio Caponi, sanminiatese rimasto ucciso in quella strage. Si tratta della seconda manifestazione in ricordo di quei giorni, dopo quella avvenuta nel paesino francese, dove lo scorso 17 agosto venne apposta sul Municipio una lapide in memoria degli italiani e un omaggio ai giusti di Aigues-Mortes.
Le parole contenute nel titolo della scultura sono state declinate in alcune lingue tra le più note o “vicine” a noi, per lanciare un messaggio universalmente riconoscibile. Nell’opera di Scarselli, un’enorme medaglia, a significare una “croce” laica per non dimenticare, si notano dieci cipressi di varie dimensioni a scalare, che ricordano le dieci vittime italiane di quel tragico evento. Poi ci sono due sagome stilizzate di volti che si guardano e che, comunque, comunicano, mentre i tre cerchi conici ricordano i grandi mucchi di sale, tipici delle saline, dove lavorava Amaddio Caponi. Da qui anche l’idea di mettere nel titolo dell’opera la parola “salario”, lo stipendio, la paga del lavoratore, una parola che rimanda all’antica Roma, dove i soldati delle legioni venivano pagati in sale, una connotazione metaforica del lavoro in sé. Infine, tra giochi di pieni e vuoti ci sono parole, ora rigorosamente in ordine, ora in libertà, messe in modo casuale. Queste parole emblematiche sono concatenate l’una all’altra dove il susseguirsi evoca quasi una relazione, un legame che ci lancia un monito: l’una è dipendente dall’altra.
Gli amministratori di San Miniato, prima di partire per la Francia nell’agosto scorso, unici rappresentanti delle Istituzioni italiane ad aver accolto l’invito, hanno voluto incontrare Marino Caponi, 97 anni, nipote di Ammadio che ha raccontato loro la triste vicenda di suo nonno. A spiegare nel dettaglio come andarono i fatti è stato Enzo Barnabà (lo storico che ha riportato alla luce l’intera vicenda) che questa mattina ha tenuto una toccante lezione ai bambini delle scuole elementari. Impressionante vedere le foto dei luoghi dove emigrarono tanti uomini italiani per andare a lavorare nelle saline di Aigues-Mortes, a tanti chilometri di distanza da casa, tra molte difficoltà e in condizioni non certo facili.
Nel massacro di Aigues-Mortes persero la vita anche i cuneesi Giovanni Bonetto, 31 anni, di Frassino, e Giuseppe Merlo, 29 anni, di Centallo; i torinesi Vittorio Caffaro, 29 anni, di Pinerolo; e Bartolomeo Calori, 26 anni, di Torino; l’alessandrino Carlo Tasso, 58 anni, di Cerrina; l’astigiano Secondo Torchio, 24 anni, di Tigliole, il ligure Lorenzo Rolando, 31 anni, di Altare (Savona), il lombardo Paolo Zanetti, 29 anni, di Alzano Lombardo (Bergamo).