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Cascina ha celebrato la Festa dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate con tre momenti legati l’uno all’altro: prima la cerimonia alla Cappella della Misericordia al Cimitero Storico, poi il tradizionale appuntamento al Monumento ai Caduti, infine la messa celebrata da don Paolo Paoletti alla Propositura di Cascina. A tenere il discorso in piazza, davanti alle autorità civili e militari e alle associazioni combattentistiche e di volontariato intervenute, è stato il sindaco Michelangelo Betti.
“L’Unità d’Italia in questi mesi è tornata al centro del dibattito per una legge, quella sull’autonomia differenziata, che pare mettere in forse il concetto stesso di unità del paese e sulla quale ci sarà un referendum – ha detto il sindaco in apertura –. Il 4 novembre nasce dalla fine della Prima Guerra Mondiale e andando avanti negli anni sembra affievolirsi il messaggio che arriva da quella che fu definita la Grande Guerra. Di fatto quella è stata l’ultima guerra combattuta dagli eserciti, con un numero di vittime civili abbastanza contenuto. Guardando l’evoluzione dei conflitti, oggi le percentuali si sono ribaltate e i caduti delle guerre sono quasi esclusivamente civili a causa dell’evoluzione degli strumenti bellici come droni e mezzi a guida remota. Un elemento che dovrebbe far riflettere”.
Il passaggio alla stretta attualità e alle guerre che infuriano alle porte dell’Europa è presto fatto, “prima con il conflitto in Ucraina scaturito dall’invasione russa e poi con l’attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha portato alla cruenta vendetta israeliana del governo Netanyahu con oltre 45.000 vittime palestinesi, per la maggior parte donne e bambini. Ci sono stati attacchi a scuole e ospedali, una guerra sporca e cattiva che forse non viene sentita abbastanza dall’opinione pubblica: servirebbe una maggior attenzione e un sentire comune più forte sul dramma delle guerre che colpiscono sempre di più persone inermi. È necessario fare pressioni su governi e organizzazioni internazionali per arrivare alla pace e chi è coinvolto nei conflitti deve mirare a questa, non all’annullamento del nemico. In caso contrario – ha concluso Michelangelo Betti –, è normale sentir parlare di pulizia etnica o genocidio per i modi portati avanti durante queste guerre”.
Nella sua omelia monsignor Paolo Paoletti ha richiamato l’articolo 11 della Costituzione, ricordando poi l’impegno dei pontefici del ’900 per scongiurare la guerra e promuovere la pace. “Le parole dei pontefici – ha detto – risuonano per noi come un invito non soltanto a commemorare i caduti in guerra, ma a diventare artigiani di pace. Dobbiamo educare le nuove generazioni non solo a guardare al passato, ma soprattutto a proiettarsi nel futuro con una nuova coscienza e una nuova mentalità di pace. Abbiamo compreso la menzogna dell’idea che la pace si costruisca con le armi. Le discussioni di questi mesi sulla deterrenza e la necessità delle armi sono fallaci. La guerra non è ineluttabile e la pace è sempre possibile”.