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Corre. Allarga le braccia. Si agita. Con la coda degli occhi osserva il quarto uomo e di nascosto avanza oltre la linea dell’area tecnica. E alla fine esulta come un pazzo. Questo è il Filippo Inzaghi allenatore. Correva. Spalancava le braccia. Si agitava. E con la coda degli occhi osservava l’arbitro e l’ultimo difensore sorpassando all’ultimo secondo quell’immaginaria linea del fuorigioco. E alla fine esultava come un pazzo, strapazzando la bandierina del calcio d’angolo, saltando addosso ai compagni o continuando ad agitare le braccia. Questo ero il SuperPippo Inzaghi calciatore.
Fosse per lui non avrebbe mai smesso di fare il calciatore, ma come ogni sportivo ha dovuto arrendersi pure lui all’unico avversario che un atleta non può battare: l’avanzare del tempo. Ma lui non si è arreso del tutto e ha deciso che la sua vita doveva proseguire nel campo portando quel che ha imparato come SuperPippo nell’area tecnica.
“Vomiterei se corressi tanto come lui” disse una volta il suo compagno di squadra Kevin Prince Boateng, quando Filippo aveva già 39 anni. E da qua è partita la storia del Pisa di Inzaghi in quel di Bormio. Tutti i calciatori del Pisa di quest’anno hanno ammesso – non ultimo il Capitano Caracciolo – di non aver mai corso così tanto durante il ritiro pre-campionato; ed oggi i risultati si vedono sul campo. Vincenzo Montella descrivendolo come calciatore aveva predetto il suo futuro: “Se scomponi il centravanti Inzaghi trovi ben poco di interessante. Non aveva dribbling, non aveva tiro da fuori. Era più scarso rispetto a tanti bomber che hanno avuto la metà del suo successo. Però lui nel suo lavoro ci ha messo tenacia, convinzione, rabbia. La grinta ha pagato più del talento. E con le stesse armi diventerà anche un grande allenatore“. Il Pisa oggi è la fotocopia del suo allenatore, è una squadra plasmata a sua immagine e somiglianza. Una squadra che non si arrende, fa della grinta la sua arma principale per spaventare l’avversario e corre aggredendo gli spazi per tirare tantissimo a rete. Così il Pisa con molti uomini rimasti rispetto allo scorso campionato è diventato una macchina da guerra in attacco, segnando gol a raffica. Domenica nel post partita il Mister nerazzurro ha dichiarato: “Non mi piacciono i giocatori che si scambiano palla in difesa per cinque minuti” in controtendenza con il gioco visto a Pisa lo scorso campionato, ma anche questo nasce da ciò che ha imparato SuperPippo il calciatore. Qualche anno fa, quando allenava la Reggina, su SkySport intervistato da Caressa ammise: “quanti gol ho fatto quando le azioni son partite dal portiere? Nessuno, anzi a volte qualcuno l’ho preso …“.
Dopo tanti anni a Pisa si può riconoscere un undici base titolare, ma Mister Inzaghi non ha mai sottovalutato la potenzialità della profondità della rosa. Fa sentire ogni membro importante per la causa comune, ed ogni suo soldato è pronto alla guerra per il proprio comandante. Non è un caso che in ogni gara risulta quasi sempre migliore in campo quello che non ti aspetti tra i titolari. Col Brescia è toccato a Piccinini, in un ruolo inedito, risultare decisivo con un gol, un assist e tanta grinta nell’aggredire gli spazi.
Ma la forza e la presenza di Inzaghi alla guida di questo Pisa si è vista nel momento di maggior difficoltà affrontato in questa prima parte di stagione: a Castellamare di Stabia. In quella circostanza il Pisa non è sceso in campo, ha perso nettamente, sbagliando quasi tutto. Quando a fine gara i giocatori in maglia rossa si son presentati sotto il settore ospiti si son visti i fantasmi della stagione precedente. I giocatori si son presentati ai propri tifosi mogi, tristi, quasi intimoriti. Dimenticando la classifica e ciò che avevano fatto fino a quel momento. Sun Tzu ne L’Arte della Guerra diceva: “si può sapere come vincere, senza necessariamente vincere“. E Inzaghi a Castellamare ha vinto quando è sceso in sala stampa a fine gara. In quel frangente ha tolto la responsabilità alla squadra, ha riconosciuto i suoi errori e si è focalizzato sul cammino della squadra fatto fino a quel momento. Un cammino sopra le aspettative, a comando della classifica di un campionato molto difficile, con diversi punti di vantaggio sulle favorite. Riconoscendo che non si può vincere sempre e la sconfitta fa parte del gioco, basta imparare da essa.
La prova del nove si è avuto nella gara con il Cesena. Diversi assenti per la squadra nerazzurra, un avversario che già aveva battuto il Pisa dieci giorni prima in una gara di Coppa e le scorie della prima sconfitta in campionato ancora addosso. I fantasmi sono spariti in pochi minuti. La squadra ho dominato in lungo e in largo un avversario forte, che non ha avuto tempo di reagire. Difficile trovare un migliore in campo in questa gara, in quanto tutti hanno fatto molto bene. Ma ancora una volta il focus è ricaduto su quei giocatori che nessuno si aspettava tra i titolari. Rus, un oggetto misterioso da quando è arrivato a Pisa, ha fatto una partita pulita, ordinata, chiudendo con grinta l’avversario e risultando decisivo nei calci piazzati. Nelle interviste post partita gli si illuminavano gli occhi quando citava il proprio allenatore. Lind, attaccante che ancora si deve formare nel calcio italiano, ha tentato di emulare SuperPippo in campo, con corsa, giocate da rapinatore d’area e un gol da bomber vero. E a fine gara ha voluto dedicare questo suo primo gol in Italia ad Inzaghi ed a tutto il suo staff.
La stagione è appena iniziata, mancano ancora 30 partite, ma le premesse sembrano ottime. Pisa e Inzaghi sembrano due innamorati che si sono inseguiti per tanto tempo e alla fine si son trovati nel momento migliore per entrambi; come confessato da lui stesso nella conferenza stampa di presentazione di luglio. A Pisa Inzaghi finalmente ha trovato ciò che gli è mancato nelle sue ultime due esperienze, a Reggio Calabria e Salerno: una società presente che non fa mancare niente ai suoi tesserati. A lui non resta che il compito di forgiare i suoi soldati.