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Un viaggio alle origini della civiltà occidentale, tra torri, chiese, palazzi storici e luoghi simbolo della città della Torre pendente, a partire da piazza dei Miracoli: è stato prorogato fino al 13 ottobre “Exodus” il progetto artistico pensato in più capitoli da Alexey Morosov, artista originario dell’Asia centrale e lucchese d’adozione. Il secondo volume della trilogia avviata al Museo Archeologico di Napoli nel 2016 si snoda a Pisa, tra alcuni dei luoghi più iconici della città: piazza dei Miracoli, la Chiesa di Santa Maria della Spina su Lungarno Gambacorti, il Fortilizio con la Torre Guelfa su Lungarno Simonelli, l’esterno di Palazzo Blu. Exodus è un progetto di Alexey Morosov, diretto da Gian Guido Grassi e organizzato dal Comune di Pisa e dall’associazione Start Attitude, con il contributo del Consiglio della Regione Toscana e la collaborazione di Palazzo Blu, gode del patrocinio della Provincia di Pisa.
Due le sedi espositive principali (ingresso libero): la Chiesa di Santa Maria della Spina, eretta nel 1230 per conservare una delle spine della corona di Cristo, e il Fortilizio con la Torre Guelfa, dalla cui cima si può godere di uno dei più straordinari panorami di tutta Pisa. Quattro le sculture collocate in esterno, in un percorso che attraversa la storia della città: a partire da via Duomo, nel contesto di piazza dei Miracoli, posizione d’onore che solo pochi artisti contemporanei hanno avuto il privilegio di conquistare. Le altre opere campeggiano in via Pietro Toselli, davanti a Palazzo Blu, dimora storica e centro d’arte, Lungarno Gambacorti, di fronte alla Chiesa di Santa Maria della Spina, Lungarno Ranieri Simonelli, nello spazio antistante alla Torre Guelfa.
Alexey Morosov lavora creando delle narrazioni su più livelli, dando vita a una specifica serialità: i suoi progetti sono spesso itineranti e si sviluppano nel tempo, ogni nuovo lavoro viene concepito in sequenza e parte da quanto già indagato in precedenza. Exodus è il secondo atto di una trilogia inaugurata otto anni fa per cercare una matrice comune della comunità europea ampiamente intesa. Dopo Pontifex Maximus, allestimento presentato nel 2016 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che riflette sulle radici giudaico-cristiane e greco-romane della società occidentale, e lo spin off La Rondine, presentato a Lucca tra 2018 e 2019 in omaggio all’opera di Puccini, come un’indagine sul ruolo della donna e sull’ingresso dei Normanni nella cultura mediterranea, con Exodus l’attenzione si sposta dal fattore meramente storico al ruolo dell’arte e della poesia come elemento atemporale universale. L’intera città diventa il contesto espressivo-narrativo nel tentativo di cogliere l’essenza più profonda dell’anima della nostra società. L’arte è percepita come una missione sempre attuale e l’artista è il vero eroe di ogni epoca, il semidio della storia.
Originario del Kyrgyzstan, residente a Lucca da nove anni, Alexey Morosov si considera erede della cultura ellenistica e dell’umanesimo, di cui recupera sia le tecniche accademiche sia la concezione antropologica. Lavora su imponenti sculture, che richiamano miti di antica memoria rivisitati in chiave post moderna, tra l’immaginario arcaico e il linguaggio cyberpunk. L’arte monumentale di ispirazione realistico-sovietico si lega ai simboli del Mediterraneo, facendo dialogare materie tradizionali come il bronzo con i new media.