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Si è svolta ieri mattina, giovedì 5 settembre, la cerimonia organizzata da Comune di Pisa e Comunità Ebraica di Pisa, con il sostegno di Anpi Comitato di Pisa e Parco Regionale di San Rossore, per ricordare l’anniversario della firma delle leggi razziali del 1938.
La giornata si è aperta con il ritrovo alla Sinagoga di Pisa, la deposizione della corona di alloro alla lapide in via Sant’Andrea, che ricorda il sacrificio di Pardo Roques e dei pisani ebrei e non ebrei uccisi dai nazisti, e la deposizione della corona di alloro al Cimitero monumentale Ebraico. A fine mattinata la cerimonia si è spostata al Parco di San Rossore, per la deposizione della corona di alloro alla lapide che ricorda la firma delle Leggi Razziali il 5 settembre 1938 a Cascine Vecchie.
Questo l’intervento del Sindaco di Pisa Michele Conti:
“Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale, non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica. A datare dal 16 ottobre 1938 tutti gli insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le scuole saranno sospesi dal servizio. Analogamente i liberi docenti di razza ebraica saranno sospesi dall’esercizio della libera docenza”.
Recitavano così i primi articoli del regio decreto legge firmato da Vittorio Emanuele III qui a San Rossore il 5 settembre 1938.
Il decreto si intitolava “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola” e, tra le tante spregevoli conseguenze, comportò l’espulsione dai luoghi di lavoro pubblici, dagli atenei e dalle scuole, di studenti e docenti ebrei. Ovvero bravi cittadini italiani si ritrovarono, a causa della loro religione, a subire una discriminazione che li privava del lavoro e del diritto di studiare.
Tra loro anche il professor Ciro Ravenna, uno dei più illustri chimici italiani del Novecento, salito alla cattedra di Chimica agraria dell’Università di Pisa nel 1923 e diventato l’anno seguente direttore della scuola Agraria Pisana. Nel 1935, quando questa è trasformata in Facoltà di Agraria, diviene Preside della Facoltà. Nel 1936 pubblica il suo testo più noto e importante “Chimica Agraria”.
Con la pubblicazione delle leggi razziali viene estromesso dall’insegnamento universitario, interrompendo di colpo la sua carriera universitaria e scientifica. Si ritirerà nella città natale di Ferrara, dove poi verrà arrestato nel 1943 e deportato nel campo di concentramento di Fossoli e da lì consegnato ai tedeschi, per essere condotto ad Auschwitz il 22 febbraio 1944 sullo stesso treno dove viaggia anche Primo Levi. Fu ucciso il giorno stesso del suo arrivo al campo, il 26 febbraio 1944. Stessa sorte subiranno nei mesi successivi anche i suoi fratelli Giorgio e Mario e la sorella Bianca.
Per la grande maggioranza degli ebrei in Italia le leggi razziali costituirono un colpo improvviso, inatteso e doloroso. L’applicazione di quelle assurde leggi, comportò quella che è stata definita una “doppia epurazione” dal nostro antico Ateneo, di docenti e di studenti innocenti, la cui unica “colpa” era di appartenere a una storia e una religione non cattolica.
Una “colpa” che improvvisamente li privò dei diritti civili più elementari, quelli al lavoro e al diritto allo studio. Fino a perdere, con il breve volgere degli anni, tutti gli altri diritti compreso il più fondamentale di tutti, quello alla vita, finendo per diventare agli occhi dello Stato “non persone”, prive dunque di qualunque diritto.
Il 5 settembre è una data infausta per la nostra città, perché la firma delle leggi razziali che avvenne proprio qui dove ci troviamo: per questo come Comune di Pisa, insieme alle altre istituzioni della città, diamo un grande significato al ricordo di quanto avvenne nella nostra città e nel nostro Ateneo. È come se la storia, per un fortuito caso, ci avesse assegnato il compito e la responsabilità di fare più degli altri nell’assumere l’impegno di commemorare e nella lotta contro l’antisemitismo.
Per questo, a fianco del ricordo consolidato e vivo nella memoria collettiva dei pisani come la commemorazione del terribile eccidio di via Sant’Andrea, dove il capo della comunità israelitica Pardo Roques e altre persone furono barbaramente uccise per mano di soldati tedeschi, nel corso degli anni la nostra Amministrazione ha rinnovato l’impegno a rafforzare la memoria con segni tangibili: penso all’intitolazione ad Anna Frank della rotatoria tra viale delle Cascine e l’Aurelia, scelta non a caso perché porta proprio a San Rossore dove avvenne la firma della vergogna. Penso alla cittadinanza onoraria conferita a Liliana Segre. Penso al melograno, tanto importante nella cultura ebraica da rappresentare il simbolo di onestà, correttezza e giustizia, piantato nella grande area verde che oggi porta il nome di Raffaello Menasci, uno dei venti professori universitari espulsi dall’Ateneo pisano che in seguito fu arrestato a Roma nel 1943 nella retata del ghetto e deportato, insieme a tutta la sua famiglia, nel campo di sterminio di Auschwitz, poi morto a Varsavia il 29 febbraio 1944.
Penso anche al cambio di intitolazione da via D’Achiardi, Rettore dell’epoca che si rese protagonista zelante di quella “pulizia” dell’Ateneo di recente emersa dalle pieghe della storia, a “via Giusti tra le Nazioni”, in memoria di coloro che hanno agito in modo eroico per salvare anche un solo ebreo dall’abisso della Shoah.
Impegni, ricordi, simboli e momenti di riflessione che tutti insieme rappresentano, anno dopo anno, un unico atto di restituzione di dignità e memoria a chi, innocente, venne sopraffatto fino alla morte dal tentativo del nazi-fascismo, per fortuna fallito, della cancellazione del ricordo suo, della sua famiglia e dell’intero popolo ebraico.
Dunque, un giusto atto di riparazione e un altro passo verso quella memoria condivisa che nella nostra città abbiamo più che mai il compito e il dovere di tenere viva e di trasmettere alle nuove generazioni, perché abbiano piena consapevolezza di “quello che è stato”.