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Gli alberi sono esseri viventi in grado di produrre ossigeno e sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera. Hanno la capacità di purificare l’aria attraverso il fogliame e la propria chioma con cui captano inquinanti, in primis polveri sottili e ozono. Sono i migliori alleati per combattere i cambiamenti climatici e anche per attenuarne gli effetti più evidenti (piogge torrenziali, eventi meteorici violenti). Hanno la capacità di mitigare il clima e ridurre le ondate di calore, rendendo meno invivibili i periodi caldi e contribuendo quindi anche al risparmio energetico. Gli alberi danno cibo e riparo a una grande quantità di insetti, mammiferi, uccelli, aumentando la biodiversità urbana. Contribuiscono al benessere psico-fisico dell’uomo.
Si tratta di caratteristiche e benefici ormai acquisiti e non più in discussione, tanto che la nuova strategia forestale UE prevede che, entro il 2030, siano piantati 3 miliardi di alberi. Per l’Italia il MiTE ha stanziato nel 2022 330milioni per piantare 6,6 milioni di alberi nelle città metropolitane.
La giunta pisana relativamente al verde urbano ha fatto anche cose buone intercettando finanziamenti e realizzando o progettando nuove aree verdi e effettuando nuove piantumazioni. Ha però un limite di fondo (tralasciando qui le scelte urbanistiche con relativo enorme consumo di suolo): ha centrato la sua azione su quello che chiama “rinnovo arboreo” che, tradotto, significa tagliare alberi maestosi e con chiome ampie, a volte spontanei, per sostituirli con miseri alberelli, quando non con arbusti, di vivaio.
Questa scelta è sbagliata sotto tutti i punti di vista. In primo luogo tutti i benefici degli alberi di cui abbiamo parlato sono tanto maggiori quanto maggiore è la loro dimensione, la loro massa e in particolare la loro chioma: un albero di grandi dimensioni assorbe CO2 fino a 40 volte di più e inquinanti fino a 70 volte di più di uno giovane. Inoltre vecchiaia per gli alberi non è necessariamente sinonimo di malattia e imminente morte. Ci sono ovunque in Italia anche nelle aree urbane alberi plurisecolari, in alcuni casi inseriti nell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Per La Città ecologica il taglio di alberi di alto fusto può essere ammesso solo a fronte di malattie accertate che producano un pericolo reale di caduta, sempre tenendo conto che, quasi sempre, malattie e instabilità sono collegate ad errori nella piantumazione, nelle potature, nella scarsa ossigenazione delle radici.
Le piante, in particolare quelle d’alto fusto, vanno trattate come esseri viventi che crescono molto lentamente adattandosi all’ambiente urbano e che offrono rifugio e fonte di vita ad una moltitudine di specie animali arricchendo la biodiversità in ambito urbano. Così le sentono molti cittadini che arrivano a soffrire intimamente per il loro abbattimento.
La sostituzione di alberi maturi con alberi più giovani o addirittura con arbusti, come avvenuto in molte vie cittadine, modifica in modo radicale e violento il paesaggio urbano storicizzato trasformando viali ombrosi in assolate strade di scorrimento.
Anche ove si dimostri la necessità di sostituzione dopo aver sperimentato tutte le tecniche innovative ormai largamente in uso in Italia per salvare gli alberi di alto fusto e preservare anche il manto stradale, essa dovrà essere attuata in modo graduale nel tempo preservando il paesaggio.
Al centro della strategia sul verde urbano deve esserci la realizzazione di nuovi, estesi, parchi urbani in terreni vergini o, anche, iniziando a rinaturalizzare aree edificate e abbandonate al degrado.
Un discorso a parte merita l’ostinazione con cui l’Assessore Latrofa continua a non invitare La Città ecologica al tavolo di consultazione sul verde urbano delle associazioni ambientaliste, nonostante numerose formali richieste. È un’esclusione pregiudiziale e del tutto immotivata. Chiediamo che tutte le associazioni ambientaliste pisane e i comitati di cittadini che si mobilitano per la difesa degli alberi vengano invitate al Tavolo. La partecipazione, fondamento da tempo dell’amministrare, comporta il fastidio di confrontarsi con opinioni diverse dalle proprie, ma è prevista dalle leggi.