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In Gipsoteca per ricordare l’ex sindaco Elia Lazzari

Sabato 20 aprile, alle ore 16 nella Gipsoteca di Arte Antica dell’ Università di Pisa, in piazza San Paolo all’ Orto, sarà ricordata la figura del senatore Elia Lazzari, che da sindaco tra il 1971 e il 1976 lasciò un importante segno nella città di Pisa. Parteciperanno alcuni protagonisti di quegli anni che, in ambiti e tempi diversi, hanno condiviso con lui scelte, esperienze e pensieri: Athos Bigongiali, Riccardo Di Donato, Riccardo Bozzi, Paolo Fontanelli, Don Severino Dianich, Don Antonio Cecconi.

La figlia Daniela Lazzari (insegnante di storia e filosofia al Liceo Vallisnieri di Lucca)e la nipote Cristina Lazzari (attrice e formatrice della Fondazione Teatro di Pisa), organizzatrici dell’incontro, spiegano le ragioni di questa riflessione collettiva:”Abbiamo ritenuto giusto ricordare un sindaco che ha segnato una svolta nella storia della città, in un momento difficile ma vivo e intenso per l’Italia ( dal 1971 al 1976); la sua scelta di abbandonare la Democrazia cristiana, il partito che, fin da giovane, lo aveva formato e per il quale era stato eletto consigliere, per formare una giunta con l’ appoggio dei partiti di sinistra ( PSI,PCI), in un contesto di duro scontro ideologico, ha rappresentato un difficile confronto con la sua stessa storia individuale e politica”. “Ci pare particolarmente importante – proseguono – far riflettere sul fatto che il senso di responsabilità  può portare a pagare un alto prezzo personale per il bene della comunità. Il professor Lazzari, infatti, voleva evitare ad ogni costo il commissariamento del Comune, possibilità molto alta a causa della forte instabilità politica, dopo le elezioni del 1970″.

La personalità di Elia Lazzari sarà raccontata attraverso altri due aspetti: la sua amata professione prima di insegnante e poi di preside e il suo essere uomo di fede, una fede non dogmatica e profondamente umana. Lazzari è morto a 92 anni nel dicembre 2019. Anche se, fin da giovane, era da tutti riconosciuto come “professore”, per la sua grande cultura, i molti che lo conobbero e lo ricordano ne sottolineano la grande capacità di trasmettere la sua umanità, con i suoi slanci, la sua impulsività, la sua benevola irruenza e con la passione per un pensiero che abbraccia la complessità e che manca in questo nostro tempo.