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Sabato 2 marzo la pluripremiata attrice e regista Licia Lanera sarà in scena alla Città del Teatro di Cascina (PI), con l’esclusiva toscana di “LOVE ME due pezzi di Antonio Tarantino”, una produzione ERT / Teatro Nazionale, in collaborazione con Compagnia Licia Lanera.
Lo spettacolo nasce dall’incontro dell’artista pugliese (Premio Ubu nel 2014 come migliore attrice italiana under 35, Premio Ubu nel 2022 per la miglior regia e per il miglior testo straniero messo in scena in Italia), con la parola e la poetica di Antonio Tarantino, pittore e drammaturgo tra i più raffinati e originali degli ultimi trent’anni, scomparso nell’aprile del 2020. Confrontandosi con la scrittura di Tarantino e riconoscendosi nei suoi toni feroci e sarcastici, Lanera presenta un estratto della “Medea” accanto a un inedito, “La scena“, affrontando il disincantato immaginario dell’autore, popolato da personaggi sconfitti e feriti, ma disperatamente vivi, che parlano una lingua cruda, priva di retorica, tabù e violenza.
In questa vorticosa creazione stranieri, reietti e personaggi ai margini di una società barbara e violenta fanno riverberare l’eterna e irrisolta lotta tra i miseri e i potenti. Licia Lanera in veste di attrice e regista crea uno spettacolo di forte impatto emotivo, che scava a fondo nei pregiudizi e nella coscienza del pubblico – facendolo dubitare e riflettere.
«I due testi sono diversi perché diversi sono i punti di vista. – racconta Licia Lanera –Nel primo è quello di colui che guarda con sospetto, a volte con aggressività, lo straniero che è lì fisicamente (interpretato dall’attore Suleiman Osman) e che io chiamo all’inizio dello spettacolo il corpo del reato, il capro espiatorio, lo straniero, il nero. E proprio io incarno lo sguardo, sono il corpo, la voce di colui che, pregno di luoghi comuni, guarda con sospetto, con orrore, con cattiveria, con imbarazzante sarcasmo il corpo dello straniero.
Nella seconda parte invece, il punto di vista è quello dello straniero o, meglio, della straniera, Medea. Una straniera che si trasferisce, come quella euripidea, da un’altra terra, da una terra lontana, da una terra barbara a Corinto. Adesso è in galera ed è una straniera contemporanea in galera e racconta come sono diverse le leggi per gli stranieri e per gli italiani, o per lo meno per quelli del posto e per quelli che vengono da fuori. Ecco perché nel discorso non viene mai definita una città precisa, io sicuramente l’ho disegnata attraverso l’uso di lingue, dei dialetti – nel primo del nord e nel secondo del sud – ma Tarantino non specifica nessuna città, proprio perché il punto di vista è quello dello straniero, della vittima, del capro.»
BIOGRAFIA
Attrice, drammaturga e regista, Licia Lanera, classe 1982, è tra le artiste più applaudite e premiate della sua generazione. Il suo talento d’attrice, apprezzato anche da Luca Ronconi che la volle in scena nella sua Celestina del 2014, le è valso vari riconoscimenti, tra i quali il Premio Landieri come miglior attrice italiana giovane (2011), il Premio Eleonora Duse, il Premio Virginia Reiter e il Premio Ubu nel 2014 come migliore attrice italiana under 35. Ma Lanera non ama fare l’attrice per gli altri (l’eccezione fu appunto Ronconi), perché più di tutto insegue il suo teatro, un teatro di attori, che rifugge i dispositivi iper-contemporanei e punta tutto sulla presenza, sulla relazione, sul senso del qui e ora di corpi di fronte ad altri corpi e di testi da scorticare, vivificare. Le sue scorribande letterarie l’hanno portata dai maestri russi, Bulgakov, Cechov e Majakovskij, a Pauline Peyrade, enfant prodige della nuova drammaturgia francese, della quale ha messo in scena Con la carabina, interpretato da Danilo Giuva ed Ermelinda Nasuto, spettacolo Vincitore dei Premi Ubu 2022 per la miglior regia e per il miglior testo straniero messo in scena in Italia.
Sabato 2 marzo ore 21.00 ESCLUSIVA TOSCANA
LA CITTA’ DEL TEATRO CASCINA | PI
LOVE ME
due pezzi di Antonio Tarantino
testi di Antonio Tarantino
regia Licia Lanera
con Licia Lanera
e con il Corpo del Reato
luci Vincent Longuemare
disegno sonoro Tommaso Qzerty Danisi
costumi Angela Tomasicchio
assistenti alla regia Ermelinda Nasuto, Ilaria Bisozzi
tecnico di compagnia Massimiliano Tane
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Compagnia Licia Lanera
foto di locandina Enrico Fedrigoli | foto di scena Manuela Giusto
Lo spettacolo ha una durata di 60’’ circa
Prevendita in teatro e circuito Ticketone
Lun-ven 10-14, merc 10-14 e 17-19, sab 10-13
La sera di spettacolo la biglietteria aprirà alle ore 20.00
info 050.744400 3458212494
biglietteria@lacittadelteatro.it
La Città del Teatro via Tosco Romagnola 656 Cascina (PI) www.lacittadelteatro.it
NOTE DI REGIA
«Nella stazione di Modena, su di una scala che collega il binario al sottopasso, giace privo di sensi, uno straniero: la folla lo calpesta con le sue enormi valigie.
In un locale a Bari vecchia uno straniero serve ai tavoli, indossa una maglietta su cui è scritto GUCCI, al collo porta un crocifisso enorme di oro. Entrambe le cose, maglietta e collier, sono falsi.
Su una spiaggia della Puglia una donna fa il bagno col velo sotto gli occhi allibiti dei bagnanti.
Scoppia un temporale improvviso nel centro di Roma e dopo qualche secondo una grande quantità di stranieri è pronta a venderti un ombrello.
Mazzi di rose, ciabatte, pelli colorate, odori acri, occhi imploranti, barbe scure, urla.
I mauritiani fanno i servizi, i cingalesi vendono le rose, gli africani maschi vendono le collanine, le nigeriane fanno le puttane, le donne dell’est sono badanti, le musulmane non lavorano perché i mariti non vogliono, i turchi fanno le pizze e il kebab, i marocchini lavano i vetri e fanno le rapine, i rom rubano e con i soldi si fanno i denti d’oro.
Sono gli stranieri delle nostre città, ognuno incastrato nel ruolo che gli abbiamo assegnato. La loro specie qui, è condannata in perpetuo ad essere straniera.
Chi ha rubato la marmellata?
L’uomo nero.
LOVE ME è uno spettacolo che parla di stranieri, di lavavetri e della barbara Medea, tutti intrappolati in ebeti e feroci luoghi comuni.
Così stupidi da farci morire dal ridere, così feroci da farci vergognare.
LOVE ME è una scritta negli occhi a un angolo di strada.
LOVE ME è uno spettacolo che mette insieme due pezzi di Antonio Tarantino: l’inedito La Scena e Medea.
L’autore descrive gli ultimi come pochi sanno fare, senza retorica, senza tabù, con violenza e amara ironia. La lingua che mette in bocca ai suoi protagonisti è una lingua cruda, che non subisce epurazioni, baluardo puro di aggressività e marginalità.»
Licia Lanera
SGUARDI CRITICI
«Love me», si riferisce allora proprio a questa specularità, interessata per ciò che attiene ai potenti e stupidamente e colpevolmente illusoria e consolatoria per quanto riguarda i loro sottoposti. E «nella giungla delle città» evocate da Tarantino, Licia Lanera ci accompagna come una guida al tempo stesso servizievole e distaccata, accondiscendente e tirannica, informata e smarrita. Voglio dire che ci blandisce in quanto pubblico, offrendoci lo spettacolo godibile di un’eccellente prova d’attrice (l’affianca, in veste di prototipo da cartolina del «diverso», il gigantesco nero Suleiman Osuman), ma poi, nel ruolo di regista, si mette a cercare insieme con noi la via migliore per non farci dimenticare che siamo, oltre che spettatori, uomini che hanno il dovere di pensare e cittadini che, una volta usciti dal teatro, hanno il compito ineludibile di trasformare quel pensiero in azione […]. Così, è straordinaria, Licia, quando, attaccandosi sotto il naso due baffetti a metà fra quelli di Hitler e Charlot, attribuisce alla parlata del personaggio monologante de «La scena» la cadenza lombarda di una sorta di Berlusca inzuppato in Gadda e Testori. Ed è ancora più irresistibile quando, nei panni di Medea – e stavolta adottando la natìa cadenza pugliese, di modo che, le parole s’identificano con il corpo («Io sono una del luogo») – si guarda in un enorme specchio, cercando di cancellare il mondo ostile che la circonda col ridurlo alla propria immagine.
Massimo Marino, DoppioZero.com, 2 dicembre 2022
Ma intanto Licia, l’attrice, ha dato il meglio di sé in una recitazione sempre trattenuta che scava il nostro terribile presente, i nostri pregiudizi. Si mantiene sotto le righe, quando avrebbe potuto giocare sulle variazioni, creando una sismografia agitata delle situazioni. Così facendo, rallentando, non concedendosi picchi drammatici e melodrammatici, ci mette in evidenza, come davanti a uno zoom. (…)
L’impeto verrà nella seconda sezione dello spettacolo, nel secondo testo, Medea.
Massimo Marino, DoppioZero.com, 2 dicembre 2022
[…] Due testi scritti separatamente ma che nella intuizione scenica di Licia Lanera appaiono in fondo proprio come le due parti di una mela, una all’altra coerenti e capaci di senso anche se destinate in fondo a non ricongiungersi mai.
Un uomo, in efficace en travesti, ed una donna che oggi ripropone e sopporta le stimmate antiche della Medea del tragodo.
[…] Due testi importanti e di grande efficacia, con una parola liricamente strutturata nei suoi ritmi, affannati ma sempre composti, e nelle illuminanti sonorità che l’accompagnano, due testi profondamente perturbanti in cui però, la drammaturgia, […] intuisce un flusso sotterraneo di umanità, non ancora perduta del tutto poiché metafisicamente e anche essenzialmente irriducibile, un filo di speranza, ingenua forse ma robusta.
[…] Una messa in scena ben condotta per drammaturgia scenica, interpretazione e regia, che Licia Lanera è brava ad incarnare trasfigurandosi, nell’uno e nell’altra e dall’uno all’altra, nelle sfumature dolorose che la narrazione dei personaggi impone.
Maria Dolores Pesce, Dramma.it, 2 dicembre 2002
[…] Licia Lanera parte dal piccolo e non dal grande, e fa bene. E ci mette il corpo, a bilanciare tutte quelle parole così facilmente citabili. I due testi di Tarantino hanno il sentore di un altro tempo, come se il mondo fosse andato avanti nel frattempo e le parole fossero invece rimaste lì sulla carta.
Gianni Manzella, Il Manifesto, 3 dicembre 2022
Dall’incontro tra l’esplosiva attrice Licia Lanera e le parole di Antonio Tarantino […] nasce LOVE ME: un lavoro feroce e disincantato, dotato di forza, ironia e intelligenza, senza retorica, profondamente autentico e vero.
Licia Lanera, nella duplice veste di regista ed attrice, porta in scena due opere del geniale visionario drammaturgo creando uno spettacolo di forte impatto emotivo, straniante e a tratti disturbante, che scava a fondo nei pregiudizi e nella coscienza del pubblico – scuotendolo, facendolo dubitare e riflettere..
[…] Lanera, sola in scena, ci restituisce con amara ironia lo scetticismo dell’autore. […] dà voce e corpo a queste vittime di un sistema spietato e di una società malata e compromessa.
[…] L’artista affronta con passione e travolgente creatività due testi complessi, facendoci rivivere le intime frustrazioni e le fastidiose sensazioni con cui convivono quotidianamente coloro che esistono solo ai margini della società.
Grazie al suo indiscusso talento e a una profonda sensibilità la Lanera costruisce un dittico che coniuga con sapienza l’aspra e a tratti crudele visione del mondo che emerge dalla scrittura di Tarantino con la dolcezza e la delicata profondità del suo sguardo.
Valentina Scocca, Teatro.it, 5 dicembre 2022