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La nuova inondazione da mare, a un mese dalla precedente, ancora prodotta dall’effetto congiunto di onde che hanno raggiunto i 6m spinte da venti forti e di un innalzamento del livello del mare dovuto anche alla bassa pressione, ma comunque con fenomeni leggermente meno intensi di un mese fa, ha causato analoghi rilevanti danni in tutta Marina di Pisa.
Il mare è uscito di fatto lungo tutto l’abitato di Marina, con particolare entità dalla diga foranea sud del porto e dighe collegate e dalla solita cella 4 ove la spiaggia in ghiaia non è stata mai completata.
Uniche celle che hanno resistito anche questa volta alla tempesta sono state le spiagge in ghiaia realizzate secondo l’iniziale idea progettuale e il progetto elaborato, a partire dalle celle 6 e 7, ma anche quelle subito a nord: la 2, la 1 e la 3.
Cosa suggerirebbe di fare nell’immediato il buon senso? Uniformare tutte le celle alle difese che si dimostrano funzionare meglio (le spiagge in ghiaia 6 e 7, comunque da rinforzare anch’esse per adeguarle agli scenari futuri) anche senza ulteriori studi. Le “prove in vasca” le ha fatte il mare nelle due mareggiate.
Un discorso a parte merita il Porto, forse il buco più grande nella difesa del litorale. Lì occorre certamente rinforzare le scogliere pubbliche, chiedendo al privato di attivarsi con sollecitudine: i danni prodotti sono già stati enormi. Appare probabile che si sia voluto fare un accesso al porto troppo aggettante verso mare e oggi è molto difficile difendere una posizione così avanzata.
Sono questi gli interventi urgenti per cercare di “chiudere le falle” senza illudersi tuttavia che siano risolutivi.
Non si può chiudere gli occhi. Siamo di fronte alle prima avvisaglie di un futuro di cui prendere consapevolezza per cominciare a progettare i rimedi.
I cambiamenti climatici sono già qui. Se le emissioni di gas serra continueranno al ritmo attuale, nel 2100 il livello del mare sulla Terra potrebbe aumentare anche fino a un metro, con danni sempre maggiori per mareggiate e fenomeni estremi. Questo è il futuro che bisogna affrontare.
Occorre per fare ciò un piano generale di lotta all’erosione che abbracci almeno la costa da Livorno a Viareggio, affidato ad esperti di livello internazionale, che sappiano individuare metodi innovativi di adattamento e difesa, metodi che coniughino efficacia e salvaguardia del paesaggio, andando a ridisegnare l’interfaccia terra-mare.
Occorre per questo in primo luogo istituire una “cabina di regia tecnico-politica” sull’esempio del gruppo di lavoro istituito dalla giunta Floriani alla fine degli anni 90 che produsse il Progetto Preliminare per il riequilibrio della spiaggia di Marina di Pisa e del tratto Gombo – Fiume Morto, punto di partenza della realizzazione di tutte le spiagge in ghiaia. Da allora il Comune di Pisa non ha più avuto una tale struttura e il modo incerto in cui si muove nell’attuale emergenza ne è la palese conseguenza.