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Si è concluso, con l’evento che si è svolto sabato scorso all’auditorium della Misericordia di Navacchio a Cascina, il ciclo di incontri di formazione sulla “Broncopneumopatia cronica ostruttiva: integrazione delle cure ospedaliere e territoriali”, che ha coinvolto pneumologi, medici di medicina generale e infermieri, insieme per contrastare gli effetti della broncopneumopatia cronica ostruttiva (o BPCO) e delle malattie respiratorie croniche.
Si tratta di patologie con un decorso lungo, spesso imprevedibile, costellato da eventi critici che spesso richiedono il ricovero in ospedale e che possono determinare una grave compromissione dell’autonomia ed hanno, quindi, un grande impatto sui servizi socio-sanitari e sulla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.
Si calcola che in Italia sia affetto da BPCO il 4,5% della popolazione, percentuale che sale al 6% nella fascia di età 46-55 anni, all’11% negli over 55. Studi recenti dimostrano che circa un ricovero di emergenza su otto è dovuto a fasi acute di BPCO, con costi sanitari elevatissimi, una mortalità ospedaliera del 7% e un rischio di morte successiva alla dimissione che può raggiungere il 25% entro un anno.
Ecco perché l’Azienda USL Toscana nord ovest ha costituito una rete dedicata a queste malattie, con 15 ambulatori distribuiti negli ospedali e sul territorio delle province di Pisa e Livorno, che sfruttando le più recenti tecnologie per il monitoraggio e la gestione delle patologie pneumologiche croniche, seguirà i pazienti anche direttamente a domicilio.
La rete è coordinata dalla nuova Sezione di presa in carico precoce e gestione dell’insufficienza respiratoria, di cui è responsabile il dottor Guido Vagheggini, che è stata da poco istituita presso il reparto di Medicina interna dell’ospedale di Portoferraio, di cui è responsabile il dottor Riccardo Cecchetti. Vi è una stretta collaborazione anche con i reparti di Pneumologia dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana (con la professoressa Laura Carrozzi) e dell’ospedale di Livorno (con la dottoressa Filomena Marrelli), per sviluppare percorsi per la diagnosi precoce ed il trattamento delle malattie respiratorie.
L’obiettivo è di accorciare le distanze tra medici e pazienti, migliorare l’accesso alle cure per le malattie respiratorie e ridurre la necessità di ricoveri ospedalieri, mettendo in rete gli specialisti pneumologi che operano nelle strutture ospedaliere e sul territorio, i medici di medicina generale che hanno competenze di pneumologia e gli infermieri di comunità che, con il decreto ministeriale 77/2022 (“Nuovi modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel SSN”) stanno assumendo un ruolo sempre maggiore nella gestione territoriale delle malattie croniche.
“Creare la rete sul territorio non basta: occorre anche formare i professionisti -spiega Guido Vagheggini, coordinatore della rete – che comporranno i team che seguiranno i pazienti. Saranno equipe che integreranno cure ospedaliere con cure sul territorio, anche a domicilio”.
“Ecco allora la necessità di corsi di formazione specifici. Gli ultimi tre li abbiamo tenuti a Portoferraio, Cecina e a Navacchio ed hanno avuto molto successo – aggiunge Vagheggini – con una partecipazione di oltre 90 professionisti”.
“Creare una rete con gli specialisti che operano sul territorio e con la medicina generale – dice Filomena Marrelli, è fondamentale per garantire una elevata qualità delle cure in prossimità dei pazienti e creare dei percorsi di appropriatezza per le patologie più complesse che necessitano il ricorso a cure ospedaliere o di alta specializzazione”.
“La gestione delle malattie respiratorie croniche, in particolare della BPCO, sarà sempre più una sinergia tra medici di base e specialisti -dice Maria Stella Adami, direttrice del dipartimento di Medicina generale dell’ASL – con il medici di famiglia impegnati nella gestione della cronicità. La sfida sarà coinvolgere i pazienti nell’utilizzo dei sistemi di monitoraggio e nella gestione delle riacutizzazioni”.