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L’Università di Pisa rileva con stupore le accuse di “silente complicità” con la tragedia in corso a Gaza e in particolare l’accusa di non essersi pronunciata per il cessate il fuoco.
All’indomani dell’inizio del conflitto, l’Università di Pisa ha espresso “il proprio sgomento di fronte alla drammatica situazione creatasi in Israele e nella striscia di Gaza, determinata dagli attacchi terroristici operati da Hamas contro Israele, con migliaia di morti, inclusi civili e bambini, e dalla successiva risposta israeliana”, auspicando “una rapida de-escalation, l’interruzione dei bombardamenti, la messa in sicurezza dei civili israeliani e palestinesi, la liberazione degli ostaggi, il rispetto dei principi del diritto internazionale umanitario”.
Pochi giorni fa in un’intervista alla stampa nazionale (Il Foglio) il rettore dell’Università di Pisa si è espresso in questi termini: “L’università è una comunità fondata sulla fiducia nella ragione e nel valore della persona umana, che è il luogo dove la ragione si incarna e manifesta. La guerra è la negazione di questi valori, tanto più se comporta, come nel caso attuale, la soppressione di persone umane innocenti, come i civili e addirittura i bambini, rapiti e sgozzati da Hamas, o uccisi sotto le bombe israeliane a Gaza. Niente può giustificare tutto questo. E allora la prima cosa che deve fare l’università non è schierarsi da una parte o dall’altra, ma chiedere di risparmiare altre vite, di cessare il fuoco e liberare gli ostaggi. Il resto, l’analisi delle cause e delle responsabilità, viene dopo. Non è una questione di equidistanza fra le parti, ma di priorità di valori.”
A queste prese di posizione si sono associate iniziative concrete, quali l’organizzazione, di un incontro al quale hanno partecipato l’imam di Firenze e il rabbino di Firenze. L’incontro è stato proposto da un collettivo studentesco, autorizzato dall’Università e moderato da un nostro docente. Un altro incontro, nella forma di una veglia per la pace, è in fase di organizzazione da parte del CISP (Centro Interdipartimentale Scienze per la Pace), che ha una esperienza ormai più che ventennale nell’ambito degli studi per la pace. In generale, le iniziative che sono state organizzate in queste difficili settimane si sono caratterizzate per rigore scientifico, pacatezza dei toni, linguaggio nonviolento, allo scopo di fornire occasioni di approfondimento in un contesto non fazioso.
Riguardo ai rapporti con istituzioni militari, l’Università di Pisa è uno dei pochi atenei italiani (o forse addirittura l’unico) ad aver reso disponibile l’elenco dei contratti e delle forme di collaborazione in atto con le Forze Armate della Repubblica Italiana e con aziende private che operano anche nel settore della difesa. L’importo totale dei contratti è molto limitato (dell’ordine dell’uno per mille del nostro bilancio) e non include nessuna attività volta alla produzione o al perfezionamento di armi. Non esiste peraltro alcun rapporto di questo tipo con istituzioni israeliane.
L’Università ha inoltre manifestato, e conferma, la massima apertura a interloquire in modo costruttivo con le associazioni e i movimenti studenteschi, anche quelli non formalizzati e non rappresentati negli organi accademici. Come unica condizione è stato posto il rispetto del principio di non-violenza. Constatiamo con preoccupazione che l’occupazione della Sapienza costituisce un atto di oggettiva violenza, in quanto ha impedito l’ingresso di lavoratori universitari e sta comportando forti disagi per la didattica e le altre attività istituzionali. Auspichiamo quindi che il pubblico servizio svolto dall’Università possa essere ripristinato nella sua integrità al più presto, nell’interesse della comunità studentesca e della città tutta.