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Tumore della mammella: a Pisa aperta la caccia ai segnali (biomarcatori) che possono anticipare la diagnosi

L’Università di Pisa inizierà una nuova ricerca interdisciplinare che punta a rivelare le interazioni tra il tumore, l’ambiente in cui si sviluppa e che ne può favorire la crescita, e la risposta immunitaria dell’organismo. Con l’obiettivo di trovare biomarcatori specifici e nuovi target terapeutici e migliorare così la gestione del carcinoma al seno.

Il progetto verrà realizzato grazie al finanziamento aggiudicato dal Fellowship Program 2023 di Gilead Sciences, concorso nazionale per Enti di ricerca e cura del Paese A volte per vedere meglio qualcosa è necessario cambiare prospettiva, allontanarsi e guardare il contesto. Vale anche nel caso dei tumori: studiare l’ambiente in cui crescono e si sviluppano aiuta a comprenderne meglio la natura. E a dare informazioni cruciali per poterli diagnosticare in maniera tempestiva o curare in modo più efficace.

L’idea di studiare il tumore della mammella in questo modo innovativo è venuta a un team del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pisa. L’idea ha poi preso forma in uno studio che verrà realizzato grazie al finanziamento aggiudicato dall’edizione 2023 del Fellowship Program, Bando di concorso promosso in Italia dalla società biofarmaceutica Gilead Sciences per selezionare e premiare i migliori progetti presentati da Enti di ricerca e cura italiani nell’area delle malattie infettive, delle patologie oncologiche e oncoematologiche.

L’attenzione dei ricercatori sarà puntata sul tumore al seno, la neoplasia più comune nelle donne italiane, in cui circa un tumore maligno ogni tre (30%) è un tumore mammario. Sebbene lo screening e le sempre più efficaci terapie abbiano fatto diminuire la mortalità, il tumore del seno rimane ancora la seconda causa di morte per cancro nella popolazione femminile.

Da qui l’esigenza di identificare nuovi approcci che possano aiutare a migliorare la sfida posta da questa forma tumorale. Un’esigenza a cui il team di ricerca pisano ha risposto allargando lo sguardo e “andando a caccia” di nuovi segnali – i cosiddetti biomarcatori – che possano guidare la diagnosi e la cura osservando appunto cosa succede intorno al tumore. Nello specifico valutando il microambiente tumorale, ovvero l’ambiente in cui si sviluppano e crescono le cellule neoplastiche, insieme allo stroma, ovvero il tessuto di sostegno dell’organo colpito dal tumore.

Con il nostro progetto – spiega Cristian Scatena, coordinatore del progetto e Ricercatore in Anatomia Patologica/ RTD-b presso il Dipartimento dell’Università – puntiamo a far luce sulla composizione cellulare e sulle caratteristiche molecolari del microambiente tumorale nel caso specifico di cancro al seno, ponendo particolare attenzione alle possibili interazioni tra il tumore stesso, lo stroma (l’impalcatura biologica che non è solamente una struttura inerte, ma potrebbe giocare un ruolo nello sviluppo stesso del tumore e nella risposta dell’organismo) e all’interazione tra queste entità e il sistema immunitario del soggetto”.

Il progetto, articolato in diverse fasi, approfondirà la conoscenza dei componenti cellulari dello stroma del tumore al seno e ne studierà l’interazione con l’ambiente attivo circostante. Uno dei principali risultati attesi è l’identificazione di nuovi biomarcatori affidabili – i “nuovi segnali” – che potrebbero migliorare la prognosi e far prevedere la risposta alla terapia, migliorando la gestione complessiva del tumore al seno.

L’integrazione interdisciplinare di competenze e tecnologie previste dal nostro studio ci consentirà non solo di individuare nuovi biomarcatori ma anche di identificare possibili nuovi bersagli terapeutici nell’ambito del microambiente tumorale con prospettive davvero interessanti sia per la scienza di base e clinica sia soprattutto per le donne che oggi sono colpite da questa forma di neoplasia – conclude Scatena”.

Fellowship Program 2023

Il Fellowship Program è arrivato quest’anno alla sua 12a edizione. Con questo Bando vengono selezionati e premiati i migliori progetti di natura scientifica e socio-sanitaria proposti da Enti di ricerca e cura italiani che, secondo il giudizio di una Commissione giudicatrice indipendente, dimostrino di migliorare gli esiti della malattia o la qualità di vita del paziente o di favorire il raggiungimento degli obiettivi di salute pubblica nell’area della malattie infettive, delle patologie del fegato, delle patologie oncologiche e oncoematologiche. Nel corso delle 12 edizioni sono stati premiati 422 progetti presentati da ricercatori/ricercatrici di Enti di ricerca e cura (pubblici e privati) distribuiti su tutto il territorio nazionale. Sei i criteri con cui vengono valutati i progetti: 1. Razionale del progetto; 2. Originalità e innovatività del progetto; 3. Fattibilità del progetto rispetto a obiettivi e budget richiesto; 4. Presumibili ricadute positive sugli esiti della malattia e sulla qualità di vita dei pazienti o contributo al raggiungimento degli obiettivi di salute; 5. Valenza sociale del progetto; 6. Gestione delle criticità etiche. Per saperne di più: www.bandigilead.it

Gilead Sciences

Gilead Sciences è una società biofarmaceutica californiana che da oltre 35 anni ricerca e sviluppa farmaci innovativi per contribuire alla salute del mondo. L’azienda è impegnata sul fronte del progresso in medicina per la prevenzione e il trattamento di patologie come HIV/AIDS, malattie epatiche, COVID-19, patologie ematologiche e oncologiche. Gilead ha sede a Milano dall’anno 2000 e collabora con i partner istituzionali, scientifici, accademici, industriali e le comunità locali per ricercare, sviluppare e rendere disponibili le terapie anche per pazienti italiani. Ulteriori informazioni su www.gilead.it