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I dipendenti italiani delle basi militari Usa hanno aderito in massa alla prima giornata di sciopero indetta da Fisascat/Cisl e Uiltcs/Uil per protestare contro il taglio del personale in servizio a Vicenza e per lo stallo delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale collettivo, fermo dal 2021.
All’alba di questa mattina una nutrita delegazione di dipendenti e sindacalisti pisani e livornesi, è partita in autobus verso Vicenza, unendosi ai dipendenti della base di Aviano. Il corteo, partito da piazza Goldoni, ha concluso il suo percorso di fronte alla caserma Dal Molin, dove si sono alternati diversi interventi, cui hanno partecipato circa 500 lavoratori.
Ai colleghi vicentini la solidarietà di Vittorio Salsedo (Fisascat Cisl) che ha ricordato come, negli anni, l’impegno Usa su Camp Darby si sia, a mano a mano, ridimensionato: prova ne sono la riduzione dei militari statunitensi in servizio all’interno della base, ma soprattutto la riduzione degli impiegati civili italiani, che erano 2500 negli anni Settanta dello scorso secolo e che adesso sono appena 400.
Tra gli intervenuti, anche la segretaria nazionale Fisascat Aurora Blanca, che segue da tempo il dossier delle basi americane. Manifestazioni collaterali anche nelle altre basi Usa. A Pisa, dove quasi tutti i lavoratori hanno incrociato le braccia, in ottanta si sono dati appuntamento di fronte all’ingresso del presidio con lo striscione <Non siamo lavoratori Usa e getta>.
Da Vittorio Salsedo la segnalazione di un’anomalia: <Alcuni dipendenti sono stati precettati>. E questo, secondo il sindacalista pisano «non è previsto dal contratto di lavoro, né dalla normativa italiana».
Oggi sciopereranno i lavoratori delle basi della Marina a Napoli e Sigonella e dell’air foce a Catania.