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Grazie al dottor Giancarlo Lupi e alla neurochirurgia dell’ospedale di Cisanello, Pisa. Inizia così la lettera di Simona Caroti.
Dopo alcuni giorni di malessere, mia madre Franca si è improvvisamente aggravata ed è stata trasportata all’ospedale Lotti di Pontedera. Mi è stato detto che una massa comprimeva il cervello e che, pertanto, sarebbe stata trasferita nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Cisanello, diretto dal dottor Gaetano Liberti.
In quei momenti ho cercato di comprimere tutto il dolore che sentivo per restare lucida e per fare quello che serviva a mia madre, avvertendo, al contempo, i familiari.
In quei momenti avevo come unici obiettivi capire cosa stava accadendo e avere per lei le migliori cure.
Appena arrivata nel reparto di Neurochirurgia della Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, sono stata accolta dal dottor Giancarlo Lupi.
Conosco il dottor Lupi da moltissimi anni e ho sempre apprezzato la sua etica, la sua dedizione al lavoro, le sue competenze, frutto di studio e di esperienza, il suo modo di essere, non ‘solo’ di fare, il medico, e la sua umanità. Se avessi immaginato di vivere un dramma simile avrei voluto, senza dubbio, affidare mia madre a lui, alla sua professionalità. Al suo cuore.
Mi ha vista e ha capito, spiegandomi nei dettagli la situazione. Mamma aveva un tumore infiltrante, di grandi dimensioni, responsabile del grave malessere. Avrebbe dovuto fare una risonanza magnetica e poi essere subito operata. Nonostante il buio di quel momento per la prima volta non mi sono sentita più come dall’inizio di quell’incubo: sola.Tutt’altro. Finalmente sapevo cosa stava succedendo, e, soprattutto, sapevo che mamma era nelle mani migliori.
E così è stato. La differenza fra curare e prendersi cura di una persona all’interno del reparto è stata da subito evidente.
Mia madre ha sempre tratto forza e sicurezza dalle parole e dalla presenza del dottor Lupi e, a parte una notte di comprensibile crisi e di cedimento alla paura di non farcela, è andata incontro all’operazione con serenità, ha voluto vedere i suoi familiari, mi ha chiesto di ‘ sistemare’ le cose – la parte più dura – nel caso non ce l’avesse fatta o non fosse stata più lucida. Un passaggio necessario in quel viaggio inatteso. Ma la maggior parte del tempo ha voluto fare progetti, non solo perché la esortavo a pensare al ‘dopo’, ma perché sentiva la carezza della loro realtà, e questo dal momento che avvertiva fiducia dentro di sé, perché capiva che era in un luogo e con professionisti che avrebbero fatto tutto il possibile per farla stare bene. Il male era brutto, chi e ciò era intorno a lei e se ne prendeva cura, invece era bello e la tranquillizzava.
L’intervento è andato avanti una intera giornata. Quando il dottor Lupi è uscito dalla sala ed è venuto a parlarmi mi ha detto che era stata un’operazione complessa, come previsto, che il tumore era molto diffuso e infiltrato, ma che era stato tolto. La TAC alla testa fatta subito dopo l’intervento si è rivelata, infatti, ‘pulita’ nonostante l’interessamento di aree come: insulsa, corona radiata, nuclei della base, capsula interna ed esterna e il tratto e chiasma ottico, termini, fino ad allora, per me quasi sconosciuti. Questo risultato è stato possibile grazie a tutta l’équipe della sala operatoria: anestesisti, infermieri e personale di supporto. Durante l’intervento, mi ha poi spiegato il dottor. Lupi, è stato usato un tracciante tumorale, visibile al microscopio operatorio, e il sistema di neuronavigazione che hanno permesso una maggiore capacità di discrimine tra tumore e tessuto sano, durante tutta la procedura.
Mamma, in coma farmacologico e sotto anestesia, ha ripreso coscienza ed è stata estubata già la mattina dopo e portata in terapia subintensiva. Subito reattiva, sebbene leggermente confusa sulle tempistiche, felice di aver superato l’intervento, di rivedere le persone che ama, il personale medico, il neurochirurgo che l’ha operata, ancora più piena di progetti.
È stata dimessa il 5 aprile e tutto sta procedendo bene, dovrà fare un percorso di radioterapia e chemioterapia, ma visto che è stato asportato tutto il tumore e che le sue condizioni sono buone, potranno iniziare subito a curarla.
Abbiamo parlato, tanto. A ogni ora e di ogni cosa. Una in particolare vogliamo evidenziarla a lettere cubitali e condividerla.
Mamma ha una grave patologia, ha avuto – sta avendo – le cure migliori e la migliore assistenza, è stata trattata da una equipe di professionisti di alto profilo e operata da un medico che è un’eccellenza della neurochirurgia, in un reparto di riferimento regionale e nazionale, come ce ne sono pochi, gratuitamente. In più a pochi chilometri da casa, nel suo “guscio” di affetti che le sono stati accanto, senza essere sradicata dal suo ambiente, essendo sempre trattata con il profondo rispetto che si deve a un essere umano che sta male, non a un “caso”.
Credo e crediamo che questa sia l’espressione più elevata della sanità pubblica, un bene comune imprescindibile, accessibile e vicino, a ‘portata di mano’. La Toscana, l’ospedale di Cisanello e la Neurochirurgia Ospedaliera ne sono un esempio, un modello… c’è qualcosa di più importante?
Ce lo siamo chiesto mamma e io e ci siamo risposte: NO.
Mamma ha aggiunto: “questo tipo di sanità è una grazia, qualcosa di così bello ed essenziale che si stenta a crederci…”.
Io aggiungo: questo tipo di sanità dovrebbe restare così, essere rafforzata, supportata in ogni maniera, perché no, non c’è niente di più importante di poter curare un essere umano che soffre, di un brutto male, senza allontanarlo dai suoi affetti, senza che debba macinare chilometri, esacerbando il dolore, senza dover temere di non potersi curare (o curare come si deve) per la mancanza di soldi.
Un ringraziamento infinito al dottor Giancarlo Lupi, al personale dei reparti di neurochirurgia diretta dal dottor Liberti, di terapia intensiva diretta dal dottor Francesco De Masi, della neuroradiologia, diretta dal professor Mirco Cosottini, e della sala operatoria dell’Ospedale di Cisanello e a tutti e tutte coloro che continueranno questo percorso di cura. Grazie anche alle cure prestate, inizialmente, dal personale dell’Ospedale Lotti di Pontedera e a tutti quei volontari e volontarie che, quotidianamente, garantiscono i servizi accessori alle cure.
Simona Caroti