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Con il proposito di entrare nella quotidianità sociale, creando luoghi abituali di confronto tra situazioni diverse nello spazio e nel tempo; di modi diversi con cui l’uomo ha affrontato e affronta la propria realtà si è creato un dialogo a più voci con dieci installazioni del Gruppo artistico LavorareCamminare che saranno ospitate al Museo Civico di Volterra negli spazi del Palazzo Minucci Solaini, Pinacoteca e Museo Civico (Via dei Sarti 1). La mostra, ad ingresso libero, dal titolo “Dialoghi con Palazzo Minucci Solaini”è curata da Ilario Luperini ed ha il patrocinio del Comune di Volterra.
“Siamo onorati di ospitare a Volterra questa seconda esposizione dei “Dialoghi con Palazzo Minucci Solaini” del gruppo LavorareCamminare, nato da un’esperienza espositiva realizzata il 15 gennaio 2011 ai Bottini dell’Olio di Livorno” -dichiara Dario Danti, assessore alle culture del Comune di Volterra- “Il nome scelto dal gruppo è tratto da una canzone dello straordinario cantautore livornese Piero Ciampi ed esprime al meglio la concezione che i membri dello stesso gruppo hanno dell’arte: essa è intesa come opera viva che si rinnova e si rigenera, come un’occasione per rendere esplicito il lavoro, opportunità di concreta attività volta a camminare, ovvero a maturare, a sperimentare, a cambiare giorno dopo giorno. Una rivoluzione permanente che guarda all’avvenire.” E prosegue: “Ogni gruppo è un insieme di individui che, però, vogliono conservare la personale autonomia: una dimensione collettiva e una dimensione singola che, dunque, si valorizzano a vicenda. E così è, in modo particolare, per LavorareCamminare: unità che si realizza grazie ai molti che, proprio in virtù del tutto, restano ben distinti e autonomi, visibili agli occhi e all’anima.”
LavorareCamminare è un gruppo artistico nato a Livorno oltre dieci anni fa con
l’intento di intessere proficue relazioni tra l’arte dei nostri giorni e i luoghi della vita con la consapevolezza, inoltre, che il contatto con i luoghi storici depositari della cultura può essere un contributo alla costruzione di un filo di continuità tra passato, presente e futuro.
In questa mostra, accanto agli storici fondatori, entrano a far parte altre personalità che ne hanno condiviso i presupposti ideali. Dieci installazioni di donne e uomini capaci di affrontare questioni scottanti dell’attualità, ma anche di disegnare castelli immaginari, che percepiscono la possibilità di rappresentare l’ignoto, viaggiare in paesi inesistenti, inventare trasmigrazioni e rivisitazioni di mondi onirici, avventure poetiche, favole concepite nella loro spiritualità; e che ci ricordano che l’arte ha anche il compito di trasmettere sentimenti ed emozioni e di combattere la sempre più dilagante assuefazione al brutto.
Il palazzo viene coinvolto nella sua totalità, dall’altana ai sotterranei.
Intessere un colloquio con questo prestigioso complesso architettonico custode di capolavori quali la Pala del Rosso Fiorentino, per gli artisti di LavorareCamminare significa, prima di tutto, prendere coscienza della sua rilevante importanza nella città e lavorare, senza alcuna presunzione, per creare al suo interno significativi momenti di riflessione intorno a un’antica questione: l’arte dei nostri giorni è ancora uno degli elementi per capire noi e il nostro mondo? Gli artisti del gruppo affrontano la questione con la consapevolezza che l’arte, anche oggi, non può che essere il dubbio, l’interrogativo costante, stimolo di autocoscienza, capacità di riflessione e di critica. Dunque, non una mostra collettiva, ma dieci atti estetici autonomi, pur legati da un unico motivo conduttore. (Dal catalogo della mostra, a cura di Ilario Luperini)
Gli artisti: Manlio Allegri, con Tre racconti; Giuseppangela Campus, con Nessuna resurrezione in tempo di guerra; Aldo Filippi, con Guardoni; Bruno Florio con Tensioni spaziali; Paolo Grigò, con La porta della cultura e del sapere; I Santini Del Prete, con Deposizioni; Piero Mochi con Allegorie; Paolo Netto, con UOMO; Isabella Scotti, con L’Arte racconta Storie; Bruno Sullo, con Finestre.
Inaugurazione 5 Aprile 2023 ore 17,30.
Orario di apertura dalle 9 alle 19, tutti i giorni fino al 7 maggio.
Di seguito i profili degli artisti e le loro installazioni
Manlio Allegri, Tre racconti
L’installazione affronta il tema della trasparenza su due piani: la trasparenza come valore etico e la trasparenza come capacità dell’opera di inserire al suo interno, in stretto dialogo con la cascate di colore collocate in limpide strutture, i caratteri salienti del luogo in cui le opere sono inserite. La relazione tra la fantasmagoria dei colori, liberi di addensarsi in forme istintuali, e la nudità anonima delle pareti crea un forte stimolo verso il confronto tra emotività e razionalità.
Aldo Filippi, Guardoni
Insegnate di educazione comunicazione visiva presso il Liceo artistico Franco Russoli di Pisa, ha svolto intensa attività amministrativa nel Comune di Montopoli in Valdarno e, come artista, ha partecipato a numerose iniziative espositive collettive e personali. Notevole la sua attività di graphic designer.
Una teoria di volti disegnati in varie forge con tratti rapidi e significativi, sormontata da silhouette colorate, si sviluppa per tutta l’ampiezza della parete su un supporto di materiale leggero di facile applicazione. Una sorta di metafora sulla riduzione della persona a semplice spettatore, privato della capacità di partecipazione, svuotato da ogni capacità di intervento critico. Un implicito appello a uscire dall’indifferenza per contribuire alla ricostruzione di un nuovo, rigenerato umanesimo.
I Santini Del Prete, Deposizioni
Quattro pannelli vengono fatti calare dall’altana e si collocano tra gli spazi delle finestre al primo piano. Le deposizioni di Rosso Fiorentino, Pier Candido, Vasari, Perugino vengono destrutturate: i personaggi sono sostituiti dalle icone dei due ferrovieri-non artisti situati in posture diverse; ed è il treno a essere deposto. E’ il concetto dell’arte fatta con la non-arte che contraddistingue da sempre la cifra linguistica de I Santini Del Prete. La raffinata vena ironica sottende la volontà di affrontare alcuni temi di incombente attualità, quali la finzione dell’arte oggi, la dilagante assuefazione al “brutto”, la complessità dei linguaggi visivi.
Giuseppangela Campus, Nessuna resurrezione in tempo di guerra
Attingendo al serbatoio di oggetti poetici da tradurre in arte, Giuseppangela Campus, artista dalle forti valenze socio-antropologiche, manifeste in un linguaggio pop poetico, si caratterizza per un continuo efficace rapporto tra storia, cultura e attualità, tessendo una coinvolgente relazione tra passato presente e futuro. Ha alle spalle una notevole carriera
Un frammento di Jacopone da Todi tratto dalla poesia “Donna de paradiso” stampata su PVC o tela accompagnata dalla trasposizione del Rosso Fiorentino svuotata dagli elementi scenografici tipici dell’iconografia manierista per avvicinarsi a un’estetica francescana, con l’intento di rappresentare la perdita, il dolore, la sofferenza terrena.
Bruno Florio, Tensioni spaziali
Artista poliedrico, spazia dalla pittura alla scultura alle installazioni. Ha una lunga esperienza espositiva caratterizzata da un notevole abilità di intervento sui diversi materiali e da una raffinata sensibilità nei rapporti tra oggetto e spazio.
Due triangoli, uno rosso, uno blu di stoffa elastica, si tendono sulla parete in tutta la sua ampiezza; si incontrano, ma non si toccano, dialogano tra loro fino a divenire, se individuato il punto giusto di osservazione, due linee intersecate.
Nella percezione dell’osservatore, lo spazio si trasforma in continuazione e le infinite tensioni che lo caratterizzano possono anche trovare un punto di conciliazione in cui istinto e ragione trovano adeguata sintesi.
Paolo Grigò, La porta della cultura e del sapere
Noto artista con accentuata propensione per la scultura, ha alle spalle un’intensa attività che lo ha portato a numerose presenze nazionali e internazionali. Numerose le sue sculture in spazi cittadini. Pittore estroverso, si è specializzato nei monotipi, oltre che in opere con tecniche miste. La sua attività è ampiamente documentata in numerose pubblicazioni.
Al centro del chiostro viene collocato un portale in terracotta policroma tenuto da un’armatura in ferro, sopra un tappeto rosso che si sviluppa in orizzontale. Su di esso si collocano alcuni frammenti di sculture parzialmente bruciate dall’incendio che ha interessato lo studio dell’artista. Alla fine del percorso installativo si inseriscono elementi in vetro e ferro un tempo usati sui pali o sui tralicci per condurre energia elettrica o luce. Elementi indispensabili, questi ultimi, per illuminare e dare forza al dialogo tra cultura e sapere.
Paolo Netto, UOMO
Su due pareti parallele che si fronteggiano, si collocano due concreti segni delle storie dell’UOMO: una pelle vera, traforata da una serie di silhouette, icone umane, e una di materiale sintetico, a segnare il passaggio da un momento di contatto, seppur colmo di contraddizioni, tra umano e non umano nella loro essenza bio-antropologica, all’accettazione dell’artificio. Nella parete di collegamento, sono inserite due effigi umane, costruite con colori e materiali diversi, a sottolineare la complessità e la problematicità di quel passaggio. Un tema di notevole attualità.
Piero Mochi, Allegorie
Un tappeto rosso si snoda verso il fondo della saletta; al suo termine, sono collocati frammenti di pietra alabastrina preceduti da un pesante mazzuolo. E’ l’allegoria dei destini dell’alabastro. Sulla parte di fronte all’ingresso è collocata un’installazione di lavori caratterizzati dal colore azzurro il colore del mare – in varie sfumature e articolati con l’inserimento di brandelli di stoffe e colori diversi. Nella parete di fronte, una scultura rappresentante un pesce, costruita con frammenti di legni di scarto. E’ l’allegoria delle sorti cui va incontro quel mondo sommerso attualmente ancora capace di una propria vitalità. Nel complesso, un’allegoria del Futuro.
Isabella Scotti, L’arte racconta storie
Dopo gli studi classici, una laurea in Lingue e Letterature Straniere, lavora per un lungo periodo come organizzatrice di eventi, finché comincia a mettere la sua creatività al servizio di stoffe, paglie e feltri, realizzando cappelli fantasiosi, pezzi
unici. Iscrittasi nel frattempo al Liceo Artistico Passaglia di Lucca, dopo il diploma inizia, pur continuando la sua carriera di modista, la sua nuova carriera di artista-scultrice, prediligendo come materiali di lavorazione creta, metalli e… parole. Tre sculture presentate in diverse edizioni della rassegna “Libro d’artista” – Scoperte e invenzioni, Luminosi pianeti e Infiniti mondi – dialogano tra loro e con lo spazio dei sotterranei del palazzo. Un fil rouge lega le tre opere, indagando in modo altro, quello artistico-visuale, la natura dell’essere vivente, cercando di connettere razionalità, sentimento, spiritualità e fantasia. La loro collocazione nello spazio, creando un esplicito rapporto etico ed estetico, è funzionale al raggiungimento di questo obiettivo.
Bruno Sullo, Finestre
Un concetto a cui Bruno Sullo ha lavorato a più riprese e che ha costituito il nesso, la connessione estetica intorno a cui si è formato il gruppo. La finestra può essere sfondo, soglia, cornice, filtro. Dunque è un oggetto ambiguo, duplice: si apre e si chiude, unisce e separa, permette di vedere e di essere visti, ma anche di nascondere e di nascondersi. In questa mostra, la poetica di Bruno Sullo viene rappresentata con un’installazione simbolo, sintesi di un percorso artistico e critico di alto livello.
Info: 0588/87580