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Sabato 18 febbraio alle 15,30 presso l’Aeroporto Galilei di Pisa. Ad un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina e della grande manifestazione pisana seguita alla denuncia dei lavoratori USB sull’invio delle armi mascherate da aiuti umanitari, appare sempre più evidente la lontananza di un “cessate il fuoco” e non possiamo assistere passivamente all’escalation della guerra reso ancora più concreto dagli incontri europei di questi giorni con Zelensky: il rischio che questa si trasformi in un conflitto nucleare e sempre più alto mentre cresce ogni giorno di più il numero delle vittime.
Bisogna fermare la guerra e imporre la via della trattativa e della soluzione diplomatica. Per questo condanniamo le posizioni assunte dall’Italia e dall’Unione Europea che sostengono la prosecuzione delle operazioni militari a oltranza continuando ad inviare più armamenti e sempre più potenti.
Oltre un miliardo di euro, compresi i 190 per costruire la nuove basi militari a Pisa sottratti, con il beneplacito del Sindaco di Pisa Conti, alle spese sociali per combattere il carovita e al sostegno di chi soffre le terribili conseguenze del devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria.
E proprio nei confronti della Siria il “democratico Occidente” sta mostrando il suo vero volto continuando a imporre sanzioni ed impedendo l’arrivo di aiuti alle popolazioni già devastate da anni di guerra e sofferenze.
Potere al Popolo! Pisa intende aderire a tutte le iniziative per la pace in continuità e coerenza con il suo impegno che fin dall’inizio ha riconosciuto la sciagurata invasione della Federazione Russa, ma indicando chiaramente la responsabilità della NATO e del nazionalismo di estrema destra in Ucraina nella guerra contro le Repubbliche del Donbass che dal 2014 ha causato oltre 15.000 morti tra i quali sindacalisti, comunisti e attivisti politici impegnati nell’opposizione al golpe Maidan. Saremo quindi anche in piazza a Genova il 25 febbraio dalle 14,30
in occasione della grande manifestazione nazionale promossa dai lavoratori portuali di quella città. Continueremo con forza a chiedere che il nostro paese assuma iniziative concrete di ripudio della guerra in attuazione dell’articolo 11 della Costituzione con lo stop immediato all’invio di armi e alle sanzioni, la convocazione quanto prima di una conferenza di pace e che i soldi utilizzati per la guerra vengano immediatamente dirottati per le necessità reali delle classi popolari: salario, reddito, casa e stato sociale.