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“Sindaco costretto a sconfessare la propria maggioranza: niente più Commissione speciale e ostacoli burocratici per cambiare il nome di quella strada. Si poteva fare tutto: ancora più colpevole il ritardo con cui vi si è arrivati, ma almeno Pisa non ha più quell’onta»
«Grazie ai promotori della petizione per cambiare il nome a via D’Achiardi, alle 22mila persone che l’hanno firmata, alle università pisane che l’hanno sostenuta fin dall’inizio, a tutti i consiglieri di opposizione e alla città tutta che si è mobilitata». Parte da qui il candidato sindaco del centro-sinistra Paolo Martinelli, «dal ringraziamento ai tantissimi pisani e alle migliaia di persone che si sono attivate in questi mesi per fare togliere dalla città l’onta di avere una strada intitolata al rettore, podestà e senatore, fra i principali esecutori delle leggi razziali del ’38 e responsabile dell’espulsione dall’università di professori e studenti colpevoli di essere ebrei». Perché «la clamorosa, goffa, impacciata e tardiva retromarcia del sindaco Conti, con cui oggi ha deciso di cambiare il nome di quella strada è merito soprattutto di quella mobilitazione, a cui anch’io ho dato il mio contributo – continua Martinelli -. Il quadro si è ribaltato rispetto a solo un mese fa: niente più Commissione speciale per approfondire il motivo per cui a Pisa c’è una via intitolata a D’Achiardi, niente più ostacoli burocratici e amministrativi a cambiare il nome di quella strada. Si poteva fare tutto ciò che tanta parte della città e della società civile italiana ha chiesto per mese, infatti, sono stati costretti a farlo nel tentativo di rimediare a una figuraccia che in realtà affonda le radici alla cerimonia del 20 settembre 2018 con cui le università italiane, rappresentate dai rispettivi rettori, per la prima volta dopo 80 anni si scusavano per l’onta delle leggi razziali, cerimonia a cui il Sindaco di Pisa Conti non partecipò. Da qui, da via D’Achiardi non esisterà più nella toponomastica pisana grazie a questa mobilitazione dal basso, si riparte per ricostruire anche a Pisa una memoria condivisa fondata sui valori della Costituzione che è anche antifascista»