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Quattro anni intensi scanditi con la promozione in Serie BKT, la costante crescita dei calciatori e della società di Giuseppe Corrado, una finale playoff persa all’Arena Garibaldi ai tempi supplementari contro il Monza: il cerchio di Luca D’Angelo a Pisa sembrava ormai chiusosi nella notte che ha regalato ai brianzoli la promozione in Serie A.
Nonostante la decisione del patron Alexander Knaster di iniziare un nuovo corso affidando il progetto tecnico a Rolando Maran, una serie di concause ha spinto l’allenatore che in Toscana si è affermato e ha trovato la sua dimensione nel mondo nuovamente sulla panchina nerazzurra.
Quella che soprattutto nella prima parte della scorsa stagione sembrava una macchina perfetta, nelle prime 6 gare del campionato è riuscita a raccogliere appena 2 punti e, in seguito a un’estate vissuta cullando il sogno di centrare la Serie A, diverse preoccupazioni in un torneo ultra-competitivo cominciava ad albergare nella testa di proprietà e dei tifosi.
L’involuzione della squadra ha convinto il direttore sportivo dei pisani Claudio Chiellini e il direttore generale Giovanni Corrado a chiedere a D’Angelo di tornare a guidare il gruppo.
Nel corso della conferenza immediatamente successiva alla sua firma sul prolungamento di contratto infatti dirà: “Il Pisa personalmente vale come il Real Madrid”. Dinanzi a una storia così intensa e passionale, sembra quasi scontato che i risultati gli stiano dando ancora una volta ragione.
Nelle 7 partite disputate con Luca D’Angelo in panchina il Pisa non ha ancora conosciuto la sconfitta.
Quattro vittorie, 3 pareggi e approdo alla settimana di sosta per le gare delle Nazionali fuori dalla zona playout. Progressi netti e per molti versi inattesi. Una rosa che sembrava costruita con qualche difetto si è rivelata, nelle sue mani, in grado di contendere il risultato a qualsiasi avversario. Esattamente come sempre era avvenuto nei 4 precedenti campionati.
La difesa, che pure ancora non è imperforabile come in passato, ha riacquisito tantissime certezze. Due terzini come Arturo Calabresi a destra e Pietro Beruatto a sinistra si completano alla perfezione. In attesa del rientro dall’infortunio al crociato di capitan Antonio Caracciolo, Hjortur Hermannsson si sta rivelando la spalla ideale per Federico Barba. I nuovi acquisti stanno migliorando, accompagnati con sapienza dai calciatori che già militavano nella rosa.
Il centrocampo, invece, è il reparto della continuità. Se Marius Marin e Adam Nagy, al netto di comprensibili alti e bassi, sono profili il cui valore è fuori da ogni discussione, la crescita repentina di Idrissa Touré stupisce. La versione inconsistente del calciatore delle prime giornate ha lasciato spazio ad un dominatore in mediana: recupera palloni, corre tantissimo, si inserisce con efficacia e a Palermo si è anche regalato un gol capolavoro scelto come best goal della nona giornata di Serie BKT.
In attacco il contributo di Ettore Gliozzi è senz’altro sopra le attese, ma il rientro di un fuori categoria come Ernesto Torregrossa sta facilitando la vita a tutti. Col 10 finalmente ristabilito (e fresco di gol all’esordio col Venezuela) gli altri componenti del reparto sanno di avere sia un punto di riferimento a cui affidarsi che un finissimo suggeritore a cui dettare i movimenti. Nelle ultime giornate ruba particolarmente l’occhio l’upgrade effettuato da Olimpiu Morutan.
Applicazione, sudore, disponibilità all’ascolto e volontà di essere seguito. A chi scende in campo non sono chiesti voli pindarici, ma solo impegno a mettere in pratica precisi principi di gioco. Mediante quelli, ogni singolo viene esaltato. La ricetta ha funzionato per 48 mesi e, anche in questa stagione 2022 – 2023 sembra non aver perso affatto d’efficacia.
Luca D’Angelo è tornato, e ovviamente con lui il Pisa.