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Dazi o no, operai Piaggio a casa nel silenzio di Franconi e Giani

Non serve guardare lontano da Pisa per vedere come la classe dei padroni straccioni di questo paese ha in mente di risolvere la crisi del sistema che ha creato, in sinergia con una classe politica che ha trasversalmente messo le istituzioni al solo servizio del profitto privato.

Nello stabilimento Piaggio di Pontedera è stata annunciata una chiusura totale senza precedenti di 6 giorni tra il 18 e il 24 aprile, come denunciata da USB, senza nessun’ altra comunicazione se non una generica relazione con la “situazione generale”. L’azienda utilizzerà ferie e permessi involontari per far stare a casa lavoratori e lavoratrici, e laddove non questi non arrivino a coprire il numero dei lavoratori si ricorrerà nuovamente alla cassa integrazione. 

Questa chiusura è stata annunciata proprio a ridosso del 24 aprile, giorno in cui le tasche degli azionisti del gruppo Piaggio si gonfieranno dei 67 milioni di (utili) profitti prodotti dai lavoratori nel 2024. 

La Colaninno SPA ha ridotto i profitti del 30% in un anno e le chiusure di questo tipo dello stabilimento di Pontedera sembrano la parte non dichiarata della strategia padronale che lo stesso Colaninno ha descritto in un’intervista all’apertura dei dazi USA, poi ritirati , contro l’Unione Europea ad inizio aprile, per “mitigare i rischi”. 

Le altre parti annunciate sono la “delocalizzazione” degli impianti produttivi, ed evidentemente al passo con i tempi dell’annunciato ReArm Europe, il potenziamento della produzione delle navi militari, già in essere attraverso la controllata Intermarine, che attualmente riceve sovvenzioni europee da un miliardo di euro.

Mentre la Colaninno SPA continua a trattare la condizioni di vita di migliaia di lavoratori della Piaggio di Pontedera come una variabile dipendente dal profitto degli azionisti, il Sindaco di Pontedera Franconi e il Presidente della Regione Giani fanno pesce in barile. Confermando ancora una volta non solo l’impotenza, ma anche la connivenza del Partito Democratico con le multinazionali, per cui non a caso ha costruito le condizioni per il miglior sfruttamento possibile nel corso dei decenni precedenti con il Jobs Act, il ricorso senza limiti agli ammortizzatori sociali per attenuare l’impatto sociale di licenziamenti e delocalizzazioni produttive, financo all’attuale piano di riarmo europeo che trasferirà miliardi di euro presi dalle tasche dei popoli per darle ai padroni nello sviluppo di produzioni militari, come soluzione alla diminuzione dei loro profitti. 

Ci sembra chiaro come, anche a fronte dello slittamento dei dazi annuncianti da Trump, la strategia della Colaninno SPA sia di ridurre il più possibile la produzione in un mercato sempre meno profittevole per gli azionisti, testimoniato dalla delocalizzazione totale della produzione dell’Ape verso l’India avvenuta nello scorso settembre e dai cali di fatturato dell’ultimo anno. La “situazione generale” denunciata dall’azienda ci si palesa di fronte solo come l’ennesima prova dell’inadeguatezza strutturale dell’attuale modello capitalistico.

Come Potere al Popolo! rivendichiamo invece un sistema che metta al centro dell’industria le condizioni e le prospettive dei lavoratori e non sia piegato alle strategie di profitto padronali, mentre lavoriamo per la massima mobilitazione contro la guerra, verso la manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma, saremo al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici in ogni loro iniziativa per mettere al centro i diritti di chi produce la ricchezza e non il privilegio di chi se ne appropria con lo sfruttamento.

Potere al Popolo Pisa e Valdera