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“L’istruzione ha un valore fondamentale e territori come quelli del comune di San Giuliano Terme, con un’area molto estesa e distribuita in 21 frazioni, rimangono penalizzati dallo Stato che non tiene di conto questi fattori, comportando il rischio della mancata formazione delle classi prime”, è la preoccupazione dell’Amministrazione comunale sangiulianese, che per mezzo del sindaco Matteo Cecchelli si sta facendo carico della problematica che, ad ora, vede a rischio la creazione delle classi prime nei plessi delle “Mameli” di Mezzana e delle “Mazzini” di Pontasserchio.
Il primo cittadino sangiulianese, dopo avere avuto corrispondenze telefoniche e per iscritto con alcuni genitori preoccupati dell’evenienza e in contatto con i dirigenti scolastici, ha attivato un canale con il Provveditore agli studi per un incontro sinergico in tempi rapidi, cercando di capire se ci sono margini per recuperare le classi. Il calo del numero dei bambini residenti è un problema che interessa tutta la provincia di Pisa, mandando in affanno i territori decentrati o meno densamente abitati.
Questo, se messo insieme alla troppo rigida regolamentazione ministeriale, crea una insidiosa combinazione per cui il personale docente, amministrativo e Ata, viene assegnato agli istituti comprensivi solo in funzione dei numeri delle iscrizioni. I numeri parlano chiaro: a Mezzana sono 14 gli iscritti, un numero ancora insufficiente (ne manca 1), mentre a Pontasserchio sono solo 10 iscritti a fronte di un minimo di 15 necessario per avviare la classe.
“Negli ultimi anni questi fattori – spiega – hanno portato alla chiusura delle scuole d’infanzia di Agnano e Colognole, oltre che alla primaria di Madonna dell’Acqua. La politica governativa, che stanzia il personale esclusivamente in rapporto al numero di iscritti, contrasta fortemente con le esigenze dei cittadini che abitano in territori estesi e diffusi come il nostro, fatto di tante frazioni e località, un problema che colpisce molte altre aree decentrate della provincia. Se ha difficoltà un territorio come il nostro cosa succederà in molti comuni delle aree decentrate?”.
“Negli anni ’70 – ricorda – l’Amministrazione comunale edificò una scuola in ogni frazione, rendendole facilmente accessibili dai bambini a piedi o in bicicletta. Sono passati tanti anni ed una involuzione demografica del Paese di cui bisogna tenere conto, ma non è certo una impostazione “ragionieristica” che può dare una risposta esaustiva all’organizzazione del servizio scolastico, anzi la aggrava in quanto porterà inevitabilmente ad un allontanamento dei servizi dal cittadino e dunque ad una ulteriore e progressiva chiusura di altri plessi con maggiori difficoltà dei cittadini ad usufruire del servizio, maggiori difficoltà e costi per quanto riguarda l’organizzazione del trasporto scolastico comunale, che avrà più chilometri di percorrenza, una ricaduta negativa sul numero del personale scolastico impiegato”.
“Se vogliamo difendere la scuola pubblica e la sua presenza sui territori, ognuno deve fare la sua parte, in particolare il Governo che dovrà garantire le risorse per mantenere l’apertura delle scuole tenendo conto della particolarità geografica dei singoli comuni e non solo dei numeri delle iscrizioni. Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara aveva dichiarato “Le classi pollaio sono ormai in via di estinzione” ma le risorse messe in campo dimostrano che la direzione è ben altra”, conclude Cecchelli.